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Livin la CoVida Loca: metamorfosi commestibili

Photo by Nadya Spetnitskaya on Unsplash

di Andrea Bertelli

Lo stare chiusi in casa spesso porta a riflessioni su se stessi, a riscoprire persone e realtà vicine.
Abbiamo più tempo da dedicare ai nostri affetti, più tempo da dedicare ai nostri hobby ed eventualmente a una formazione personale. Più tempo per apprendere un nuovo mestiere.
Quello del provetto fornaio ad esempio è particolarmente in voga, unisce a necessità virtù. Introduce alla scoperta del misterioso mondo dei lieviti da pane o pizza e al segreto universo delle farine. Perché diciamocelo, Pasta Madre is the new Tamagotchi.

Grazie a lei niente più code dal fornaio, niente più lacrime al supermercato davanti al frigo del lievito vuoto.
In questo mese quanti di voi hanno scoperto se hanno o meno il pollice da impasto dedicandosi a lei: la vostra piccola creatura piena di lieviti, piccole cellule eucariote da portare a spasso per la cucina.

Quanti si sono disperati per essersela dimenticata in frigo e averla fatta morire malamente, o l’hanno abbandonata perché troppo difficile da gestire, giustificandosi con un: “Stava diventando una relazione troppo seria, pretendeva che la massaggiassi almeno una volta a settimana. Ho dovuto darci un taglio”.
È impressionante pensare al miracolo della vita racchiuso in un piccolo barattolo all’interno del vostro frigo.
Un processo semplice, la trasformazione di due ingredienti, farina e acqua, in un alimento come il pane, da millenni alla base dell’alimentazione umana.
Sì, ci sta anche il sale, ma qui in Toscana se ne mette poco.

Quindi inebriati da questa scoperta, la cui sensazione probabilmente assomiglia a quella che ebbe il buon Gesù quando trasformò l’acqua in vino, si pubblicano foto a cascata sui social, inondando il web di selfie acqua e farina assieme a questi figli di lievito, al grido di “posto ergo sum”. 

Le immagini sono delle più disparate, si va da spettacolari creazioni ad aberranti esperimenti, panificazioni contro natura, ma chi siamo noi per giudicare, ogni scarrafone è bello a mamma sua.
Anche gli hashtag non sono da meno, dal più comune #impastateacasa a #impastachetipassa fino a #mattarellopazzo, anche se c’è chi sdrammatizza puntando tutto su un’ironia al fulmicotone, sparando un #impastandolacovidaloca o un più poetico #mimpastodimmenso di ungarettiana memoria, fino ad un irriverente #depastamadre.

Fortuna che la Pasta Madre, con quel nome da genitrice, lei, scintilla di tutti gli impasti, in grado di trasformare la farina in panificati, è paziente.

Buona lievitazione.

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