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Dove il Sì suonerà. Firenze candidata a ospitare il futuro Museo della Lingua Italiana

da “Il Museo della lingua italiana”, Mondadori

di Daniele Pasquini

Storia, tempi e dubbi attorno al progetto di Santa Maria Novella

Il più celebre romanzo italiano, I promessi sposi di Manzoni, ebbe una gestazione lunga. C’è l’edizione ventisettana, pubblicata nel 1827 e la quarantana, versione definitiva data alle stampe 13 anni più tardi. Ricordiamo bene cosa successe tra le due versioni: Manzoni giunse in città per “risciacquare i panni in Arno” e revisionare la lingua dell’opera. Rendendola aderente al dialetto fiorentino e incidendo in modo decisivo nella nascita dell’italiano del neonato Regno d’Italia. 

È uno degli innumerevoli vanti di Firenze, che non si dispiace mai d’essere un po’ patria di tutto.

Il progetto del museo

Gestazione ancora più lunga l’ha avuta il progetto del Museo della Lingua Italiana. Galeotta fu una mostra degli Uffizi, “Dove il sì suona. Gli italiani e la loro lingua”, organizzata nel 2003 dalla Società Dante Alighieri con la cura di Luca Serianni. Da allora l’idea di realizzare un museo si è presentata più volte, fino a trovare una svolta pochi mesi fa. Ad accendere il dibattito ci ha pensato il linguista Giuseppe Antonelli, con una petizione lanciata a novembre. 4500 firme, con nomi illustri della cultura italiana. Scrive Antonelli: “Quello a cui pensiamo è un grande Museo dinamico e interattivo in cui siano esposti non solo documenti, ma oggetti di vario tipo che possano di volta in volta evocare una parola, un’idea, una questione, un’epoca”. Una proposta dettagliata in modo puntuale nel libro “Il museo della lingua italiana” (Mondadori, 2018), in cui l’autore immagina anche l’allestimento: tre piani di visita, per l’italiano antico, moderno e contemporaneo.

La svolta politica

Il placet di Giuseppe Conte è arrivato lo scorso 21 gennaio a Palazzo Vecchio: “voglio dare voce all’istanza di un gruppo di studiosi (…) Penso che la sede migliore sia proprio Firenze”. L’8 febbraio è stato sciolto anche il nodo del luogo. Il ministro Franceschini, con Nardella e l’assessore Sacchi, effettuano un sopralluogo in un’ala della ex scuola carabinieri di Santa Maria Novella, a ovest della basilica. È lì che dovrebbe sorgere il futuro museo. Dettagli e logistica non sono noti, per quell’area erano già stati annunciati alcuni progetti: dal social housing alla sede del Gabinetto Vieusseux. Insomma, un luogo strategico, ma dall’identità tutta da definire.

Tutti d’accordo? 

Alla folta schiera di entusiasti si accompagnano alcune sparute voci di dissenso. Non fa più clamore quella di Tomaso Montanari: “Basta con questa retorica assurda della moltiplicazione di musei insensati: assumete finalmente i giovani schiavi che mandano avanti i veri musei, ridotti a palcoscenico del marketing di una politica senza cultura”. Pone due problemi però: Firenze ha bisogno di un altro museo? Può permetterselo? E poi, sparando un po’ a casaccio, centra il secondo tema: i lavoratori? 

È critica anche Vera Gheno, sulle pagine di Repubblica. Sociolinguista, autrice di numerosi libri, oggi lavora per Zanichelli: “Io preferirei che si lavorasse per farlo conoscere meglio nella sua vitalità (l’italiano, ndr), nelle sue trasformazioni, nelle sue zone grigie o nei contesti meno blasonati”. C’è quindi un’obiezione concettuale (la lingua è viva, non si può musealizzare) ma anche una di metodo: meno trionfalismo accademico, più sostegno a chi lavora per la divulgazione.

A che punto siamo

A marzo era attesa una comunicazione su Santa Maria Novella da parte del Comune, ma l’emergenza sanitaria ha fatto slittare gli annunci a tempi più sereni. Intanto è nato un comitato ufficiale, presieduto da Serianni e a cui partecipa lo stesso Antonelli. Nel team anche i rappresentanti dell’Accademia della Crusca, dei Lincei, della Società Dante Alighieri, dell’associazione per la Storia della Lingua Italiana e dell’Istituto Treccani. Il gruppo di lavoro è incaricato di svilupparne gli aspetti scientifici, tecnici, amministrativi e gestionali. La relazione finale è annunciata entro il 31 maggio 2020, con l’obiettivo dichiarato di realizzare il museo nel 2021, a 700 anni dalla morte di Dante. 

Come si dice a Firenze? Save the date!

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