Ho corso finché ho potuto. O meglio, finché mi è stato permesso. Lo ammetto: ho contravvenuto per qualche giorno alla legge e alle raccomandazioni, convinto che combinare la vitamina D del sole con la C della spremuta di arancia prima di partire, potesse funzionare da deterrente al virus e di non essere nocivo e infestante per nessuno.
L’ho sempre fatto col mio passo lento, i miei orari, da solo e più isolato possibile, ma non è bastato.
Mi sono sentito controcorrente senza nemmeno volerlo, anzi, senza nemmeno immaginarlo e non è stata la prima volta.
Ho infatti lavorato per tre anni nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e all’inizio non avevo minimamente idea degli scenari d’odio e di riluttanza che quel mestiere avrebbe presto scatenato nell’opinione pubblica più o meno conservatrice. Come la corsa, per me quel lavoro richiedeva un impegno costante, faticoso e giornaliero, che tuttavia esulava da qualsivoglia militanza politica o passioni personali.
E come la corsa recava, seppur in maniera diversa, un beneficio sia personale che altrui.
Mi spiego meglio: qualora il destinatario diretto del beneficio sia diverso (i richiedenti asilo nel primo caso o me stesso nel secondo), penso che la comunità ne benefici indirettamente in entrambi i casi.
Il centro di accoglienza ha per me infatti rappresentato sempre il progetto con cui la comunità trasforma gradualmente la paura in inclusione e quindi miglioramento, a livello personale mi sentivo parte di quel cambio di mentalità e la cosa mi sembrava giusta e soddisfacente.
La corsa rappresenta invece il filtro applicato tra la follia e la capacità di resistere, predisponendomi meglio alle relazioni sociali ed evitandomi il ruolo di protagonista tra le pagine di cronaca nera.
Comunque, ho iniziato gli esercizi a casa seguendo dei tutorial su Youtube.
La situazione è tragicomica. Non essendo un fanatico del fisico ma semplicemente un amante della sobrietà (diciamo che la mia sagoma assomiglia più a un calippo che a un maxicono), cercavo qualcosa che non facesse esplodermi né le circonferenze né il cuore.
In più la “palestra” che utilizzo (il piccolo soggiorno di casa) ha più o meno le dimensioni della cella frigorifera di una piccola pescheria (circa 15 mq).
Mi sono giocoforza orientato nei programmi cardio per signore e sto iniziando a vivere uno sdoppiamento della personalità. Il trainer virtuale che durante tutto il programma (50 minuti) mi incita a fare gli esercizi con zelo e motivazione usa SOLO aggettivi femminili (“pronta?” “brava, continua così”, “hai terminato la prima serie, sei stanca?”, ecc.) e il mio avatar su video che mi mostra come vanno fatti è ovviamente una donna.
I progressi si vedono giorno dopo giorno e mi sento veramente “ORGOGLIOSA”.
A fine quarantena avrò sicuramente il culo di J.Lo.
Chiudo con la libera traduzione di un pezzo dei Rage Against The Machine (anche se l’originale è di Afrika Bambaataa) che mettevo sempre in cuffia quando potevo saltellare tra i prati come un capriolo.
Renegades of Run
Non importa quanto duramente ci proviate, non potrete più fermarci.
Siamo i rinnegati in questa era atomica,
questa età atomica di rinnegati
Fin dalla preistoria e dall’antica Grecia,
su, dal basso attraverso il Medioevo,
il Pianeta Terra ha continuato ad attraversare cambiamenti,
passando per il Rinascimento,
i tempi hanno continuato a cambiare.
Niente è rimasto lo stesso, eppure ogni epoca ha avuto i suoi rinnegati:
Toro Seduto, Tom Payne, Dottor Martin Luther King, Malcolm X,
rinnegati del loro tempo, della loro epoca.
Siamo i rinnegati della corsa,
venuti da un sistema solare diverso, a molte galassie di distanza
Noi siamo la forza di un’altra creazione,
una nuova rivelazione.
[…]
Dì “Jam! Sucka!”
Dì “Muoviti! Sucka!”
Afrika Bambaataa & The Soulsonic Force – Renegades of Funk
Rage Against The Machine – Renegades Of Funk