In latino, il termine per indicare la maschera, più precisamente quella teatrale, è persona, vocabolo che definisce oggi un essere umano, un individuo neutro, senza sesso, né età, né condizione sociale. Il rapporto quindi tra ciò che si è e ciò che si interpreta è strettamente collegato.
Luigi Pirandello
L’autore che ha affondato il suo pensiero nel continuo gioco tra identità e personalità, tra realtà e apparenza, è Luigi Pirandello. In Uno, nessuno e centomila Pirandello racconta la storia di Vitangelo Moscarda, un uomo ordinario che, a seguito di un commento della moglie sul suo naso, si trova in un crescendo di consapevolezze che lo porteranno alla follia. L’uomo non è uno, è un nulla che esiste solo in quanto proiezione degli altri, i centomila.
Aldo Busi
Sempre personaggio ordinario e dal nome ugualmente evocativo è Giuseppe Pigliacelo, il protagonista di Suicidi dovuti di Aldo Busi che a febbraio festeggia settantadue anni. Nell’ultimo giorno di un insolito Carnevale, il campanaro Pino decide di essere l’ultimo di una lunga e strana catena di suicidi. Anche qui i centomila, gli altri, hanno un ruolo predominante: accusato da una folla inferocita di essere un ignobile stupratore, Pino desiste e si abbandona alle accuse di atrocità mai compiute.
Victor Hugo
Sempre a febbraio nasce Victor Hugo che rende protagonista, nel suo I miserabili, proprio quella folla che, descritta nella frammentarietà delle sue componenti, viene restituita al lettore nella sua totalità, come un essere vivente disgraziato che ha un unico destino comune.