di Daniele Pasquini
Tommaso Sacchi, Assessore alla cultura del Comune di Firenze, che ne pensi dell’ipotesi di una giornata a Firenze dedicata alla musica di strada?
“In Italia e all’estero abbiamo festival di questo tipo di grande valore: penso alle esperienze di Berlino o Helsinki o Edimburgo, di Ferrara col Buskers Festival. Pur nelle loro peculiarità, questi appuntamenti hanno in comune alcuni temi, come la qualità, la capacità di attrazione turistica, la crescita culturale. A Firenze, finora, non c’è stata occasione di organizzare qualcosa di simile ma non posso escludere che non si possa fare in futuro”.
Le band emergenti da sempre lamentano che a Firenze – e in Italia – mancano spazi in cui esibirsi e proporsi al pubblico. L’amministrazione può fare qualcosa su questo tema?
“È un tema vero. Negli ultimi anni, in tutta Italia sono migliaia i locali che hanno chiuso a causa dei costi e degli adempimenti amministrativi e burocratici. Qualche anno fa da Firenze abbiamo lanciato una norma ‘abbatti burocrazia’, ovvero la possibilità di una semplice dichiarazione online per chi organizza spettacoli dal vivo al di sotto dei 200 spettatori. Facilitare la musica d’autore e dal vivo significa offrire cultura ma anche moltiplicare le occasioni di lavoro per chi, i giovani soprattutto, produce, compone, esegue e comunica musica in Italia. Ricordo poi che per le band emergenti a Firenze abbiamo da oltre 30 anni il Rock contest che ha contribuito a far emergere artisti del calibro di Irene Grandi, Enrico Greppi “Enriquez” e l’Orla della Bandabardò, gli Scisma, Roy Paci…”.
La Firenze degli anni ’80 era la capitale della new wave e della sperimentazione elettronica. Tondelli, nell’86, la definiva “la più vitale fra le città italiane”. Qual è oggi il ruolo di Firenze?
“Mi sento di dire che è profondamente ingiusto limitarsi a ricordare l’età dell’oro di una Firenze che non c’è più. Oggi la nostra città è straordinariamente viva e vivace dal punto di vista non solo della quantità ma anche della produzione culturale grazie a un humus fertile di associazioni ed enti. Basti pensare alla lunga Estate fiorentina, un unicum nel suo genere sia per lunghezza sia per eterogeneità di appuntamenti”.
Tornando alla musica di strada: sarebbe sciocco pensare solo al rock o al folk. Che ne pensi della musica elettronica fuori dai club, dei free party e della cultura rave?
“Nella nostra Estate Fiorentina i festival ‘di strada’ e le iniziative musicali più originali stanno emergendo con sempre maggiore qualità e forza. Penso al festival di musica elettronica Lattexplus o Decibel Open air che si sono svolti alle Cascine, al Firenze Jazz Festival dell’Oltrarno o agli ottoni che suonano per le piazze del centro storico per l’Italian Brass Week, eventi che non nascono ‘al chiuso’ ma invadono i luoghi pubblici”.
Sappiamo che suoni il piano e che canti. Se Firenze dedicasse una giornata alla musica di strada dove suoneresti e cosa?
“Non esageriamo, mi limito a sedermi al pianoforte qualche volta… Anzi, portarne uno a Palazzo Vecchio, idea condivisa col sindaco, è stata un’iniziativa veramente azzeccata: abbiamo collocato lo strumento nel cortile e praticamente tutto il giorno ci sono persone che si fermano a suonare. Se avessimo una giornata da dedicare alla musica desidererei suonare proprio qui, nella ‘piazza’ civica per eccellenza. Sono anche molto affezionato alla terrazza delle Oblate. Quanto al pezzo, suonerei dal sesto al nono brano di ‘Abbey Road’, il capolavoro dei Beatles. Da ‘I Want You’ a ‘You Never Give Me Your Money’”.
Mai pensato a un duetto – oggi si direbbe featuring – con il Sindaco?
“Il Sindaco è un ottimo violinista e non ho mai azzardato una proposta di questo tipo. Sarebbe molto divertente, ma non so quanti voti potremmo perdere (per colpa mia ovviamente!)”.