Quando misi per la prima volta piede al Mu.S.Ma (Museo della Simbologia Massonica) assieme alla mia compagna e dietro sua indicazione, il creatore e curatore Cristiano Franceschini ci chiese: “dentro o fuori?”. Disorientato risposi: “stiamo entrando”.
In sintesi vuole divulgare il principio che guida – almeno istituzionalmente – la Massoneria stessa, cioè “conoscere se stessi per poter elaborare un pensiero libero”.
Aperto in via dell’Orto dal 2012, il MuSMa rappresenta in effetti un prezioso scrigno che racchiude più di quarant’anni di oggetti cercati e trovati in tutto il mondo (oltre 10.000): dai manuali ai grembiuli massonici, dalle medaglie ai cappelli, dalle foto ai gadget più insoliti. Straripa di storia e di storie, esempio unico nel suo genere.
E se vi si trovano molte prove dell’appartenenza a logge di personaggi storici niente male (Garibaldi e John Wayne, giusto per citarne due; sul primo affrontiamo anche un interessante dibattito sul suo ruolo storico e la sua posizione politica), i pezzi forti sono due: le ricostruzioni in plastico dei Puffi massonici (pare che il disegnatore belga Peyo fosse massone e il museo ospita probabilmente la più vasta collezione di creaturine blu del mondo) e un vero e proprio tempio al primo piano (visitabile). Da gennaio i preziosi volumi del MuSMa saranno accessibili anche online sul portale SDIAF (Sistema Documentario Integrato dell’Area Fiorentina).