Per quanto comunemente associata a una strega, la figura pagana della Befana dovrebbe assomigliare più a una simpatica vecchietta, il cui compito era quello di propiziare la fertilità dei raccolti: una donna forte, quindi, che doveva vegliare sulla propria comunità ed essere punto di riferimento e di speranza. Le stesse caratteristiche sono presenti in Vera, una delle protagoniste dell’ultimo romanzo di David Grossman “La vita gioca con me”, pubblicato nell’ottobre 2019. Vera è ispirata ad una donna realmente esistita di nome Eva Panić Nahir,una sopravvissuta ai gulag di Tito sull’isola di Goli Otok.
La vecchiaia della donna è l’epilogo felice di un personaggio che ha raccolto intorno a sé, con la sua umanità, una moltitudine di persone, l’appuntamento che ognuno è destinato ad avere per tirare le somme con le proprie scelte e i propri errori.
Proprio a gennaio nasce invece una scrittrice che della propria vecchiaia proprio non ha voluto saperne: Virginia Woolf. Tra i titoli più famosi e significativi della scrittrice inglese c’è “La signora Dalloway”, ambientato in un’unica giornata del giugno 1923. Attraverso il monologo interiore, la Woolf riesce a descrivere non solo l’interno del personaggio, attraverso i ricordi richiamati alla memoria da oggetti apparentemente insignificanti, ma anche l’esterno della viscida società borghese londinese.
La Woolf passa da scrittrice a protagonista nel libro di Michael Cunningham “Le ore”, romanzo del 1998. Qui vengono raccontate le vite di tre donne, tutte connesse da un disagio interiore che le accompagna nel corso delle loro vite: Virginia Woolf, appunto, Clarissa Vaughan che trova il suo alter ego nel personaggio della signora Dalloway e Laura Brown, una madre di famiglia dell’America degli anni Cinquanta.