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IL CINEMA CHE NON TI ASPETTI: INCONTRO CON ALESSIO NENCIONI

alessio nencioni

Per fare un film indipendente ci vuole un coraggio da leoni. Se poi si vuole fare del cinema indipendente, come fa Alessio Nencioni, serve anche faccia tosta, irriverenza, sagacia, mestiere e un grande senso dell’umorismo. Quello che emerge dai suoi lavori però è anche una notevole abilità nel passare da un genere all’altro e la ricerca di un linguaggio aulico e solenne come quello parlato dai suoi personaggi che, malgrado siano spesso coinvolti in situazioni grottesche e triviali, continuano a rivolgersi l’un l’altro con frasi d’altri tempi.

Quando hai iniziato a realizzare film? 

“Una decina di anni fa quando ho girato il mio primo mediometraggio Il lago nero 3 un horror molto amatoriale e molto trash. Da lì ho sempre cercato di affinare le mie tecniche e la mia squadra fino al nostro ultimo film: Go Dante Go Go Go”.

L’horror sembra proprio essere il genere che ti è più congeniale, penso anche a “Possessione Demoniaca” che è un film davvero divertente. 

“Sono sicuramente un appassionato spettatore di B Movies dell’orrore. Il prevalere di questo genere nei miei film è soprattutto per la possibilità che esso mi dà di girare qualcosa di divertente mantenendo i costi bassi. L’Horror nel cinema è come il punk nella musica”. 

Puoi tenere i costi di realizzazione bassi, ma le sceneggiature sono sempre molto articolate e precise, sei tu a scriverle?

“Si, le ho scritte tutte io. Con il mio gruppo di lavoro teniamo molto a che ogni cosa nei film che realizziamo sia sempre originale: dal soggetto alla colonna sonora. La musica è molto importante e nel mondo del cinema indipendente non è affatto scontata”.

A proposito di scrittura, il fatto che i tuoi personaggi parlino con termini arcaici e ricercati crea un divertente cortocircuito con la realtà e le situazioni in cui sono inseriti.

“Quando crei un personaggio a un certo punto lui inizia a parlare da solo assumendo un suo carattere. Nel cinema spesso ci si concentra sull’immagine e sul suono; io trovo che il linguaggio sia un aspetto su cui si può lavorare e sperimentare in maniera drastica”.

Brutalmente, quanto costa realizzare una delle tue opere? 

Go Dante Go Go Go avrebbe richiesto più di centomila euro. C’è stata una campagna di raccolta fondi e anche se non so quantificare la spesa esatta penso sia stata intorno ai cinque/diecimila euro, che abbiamo cercato di ammortizzare in diversi modi. Io mi avvalgo sempre dello stesso fedele gruppo di lavoro e per contenere i costi abbiamo spalmato le riprese nell’arco di 3 anni”. 

L’anteprima del tuo ultimo film sarà il 21 gennaio a La Compagnia. Cosa vorresti dire a chi non conosce i tuoi precedenti lavori ma verrà a vedere questo film?

Go Dante Go Go Go è la storia di un aspirante regista che realizza diversi cortometraggi per partecipare a un concorso, ed è la commedia a fare da cornice a questo mosaico. Vorrei che le persone venissero per vedere qualcosa di diverso. Chi ama il cinema ha bisogno di sorprendersi e il nostro film ha le caratteristiche perché ciò avvenga: è stato realizzato sul territorio fiorentino da maestranze che operano in città. Tutte forze che si sono unite per creare un lungometraggio con tutti i crismi. Credo che sia importante andare fisicamente incontro al cinema, e in questo caso anche verso qualcosa di sconosciuto che ha fatto fatica a vedere la luce. Sarà una sorpresa”.

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