di Carlo Benedetti
L’illustratore si riconosceva, fino a qualche anno fa, dalle dita costantemente macchiate d’inchiostro o, nei casi più gravi, di colori acrilici. Adattandosi, ha assunto la caratteristica posizione curva dell’homo computans e impugna bacchette di plastica, strisciandole su lastre scure che chiama “tavolette” o anche “tavolette grafiche”.
Questo è causa di continui fraintendimenti con genitori e amici:
– Ma allora fai il grafico?
– No, Cristo santo, sono un illustratore.
– Sì, un grafico insomma.
Spesso, l’illustratore sfoga la sua rabbia sui malcapitati, scagliandogli addosso il portatile o altri oggetti meno preziosi che ha a portata di mano.
La rivalità fra grafici e illustratori, come spesso succede fra parenti prossimi, è feroce. L’illustratore, infatti, disprezza il grafico e le sue preoccupazioni tecniche su gabbie tipografiche, pesi e distanze. Il grafico, al contrario, disprezza l’illustratore e la sua ingenuità d’artista che si limita ai disegnetti.
La più classica delle storie d’amore.
Gli ibridi che nascono da illustratori e grafici sono quasi sempre sterili e finiscono a studiare ingegneria aereospaziale in America. Non disegnano neanche sotto tortura.
Dove puoi trovarlo in città?
The Florentine Press è una casa editrice che nasce da una rivista e parla inglese (per gli expats in città e i fiorentini globetrotter). Gli illustratori, quando capiscono cosa gli viene chiesto, finiscono in copertina e ne sono felici.