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Il “momento decisivo”, incontro con Akira Morimoto

Akira Morimoto

«Mi chiamo Akira e sono nato in Giappone nel 1985.
Ho comprato la mia prima macchina fotografica, una Pentax digitale, nel 2005.

Nel 2014 sono arrivato in Italia, senza nessun programma ma facendomi guidare dall’ispirazione. Le uniche due parole di italiano che conoscevo erano “ciao” e “buono”; il resto l’ho imparato ascoltando le persone parlare. L’anno dopo sono arrivato a Firenze ed è qui che voglio restare.

La fotografia è sempre stata il mio hobby e un tempo pensavo che fosse davvero difficile diventare un professionista. Sono stati proprio questi anni trascorsi in Italia a rendermi più consapevole e deciso a continuare su questa strada

È bella la Firenze vista attraverso la lente di Akira. Insolita, nuova, talvolta molto toccante mentre in altri momenti divertente. Esattamente come la realtà e la vita che scorrono. Non sono i monumenti, le strade o i volti ma l’attimo scelto per immortalarli, come appena prima che un’azione si compia.

«Mi è sempre piaciuta la fotografia classica degli anni ’20 e ’30, per la capacità che quegli artisti avevano di catturare il “momento decisivo” , come lo chiamava Henri CartierBresson. Per avvicinarmi a questo stato fisico e mentale cerco di concentrarmi al punto di non sentire altro intorno a me, come un bambino quando gioca. A un tratto succede qualcosa e reagisco automaticamente scattando. Non è importante il luogo in cui mi trovo o il soggetto, ma la possibilità che arrivi quel momento giusto, e allora il tempo è come se si cristallizzasse. È uno stato difficile da raggiungere, è necessaria una grande osservazione della luce e dell’ombra in una giornata e delle linee e dello sfondo di un luogo

Ogni situazione che si crea nel quotidiano diventa una risorsa nella costante ricerca di Akira: «La Street Culture mi ha sempre affascinato, fino da quando abitavo ancora in Giappone. Spesso qua in Italia, a Firenze, sono andato con la macchina fotografica all’interno di manifestazioni e cortei proprio per la varietà di soggetti che vi si possono trovare. È questo che voglio far conoscere della città a chi guarda le mie foto dall’estero: la realtà oltre il turismo.»

Se qualcuno dall’Italia volesse partire alla volta del Giappone per fare foto e restituire a chi le guarda una immagine inedita?

«Consiglierei soprattutto di farsi molti amici per poter così conoscere realtà sempre diverse e accettare le inevitabili diversità che sono una grande risorsa. La cosa più importante però è fotografare quello che più piace, in qualsiasi luogo ci si trovi.»

Sullo stereotipo che in occidente abbiamo dei giapponesi e delle loro macchine fotografiche appese al collo?

«(Ride) Si è vero che c’è questa immagine ma sinceramente non so la sua origine. Certo, la fotografia ci piace. Anche per mio nonno, ad esempio era una grande passione. In occasione di Capodanno, che è un evento molto sentito in Giappone, scattava centinaia di foto della nostra famiglia, magari in visita al tempio

Un mito del passato?

«André Kertész, è il mio preferito. Mi piacerebbe avvicinarmi all’idea di fotografia che aveva lui.»

Un progetto per il futuro?

«Prima di tutto rimanere in Italia e vivere della mia fotografia. Il mio sogno più grande è poter lavorare per l’agenzia fotografica Magnum

 

Le foto di Akira Morimoto saranno esposte a Firenze all’Enoteca Buca 10 (Via Fiesolana, 8) giovedì 5 dicembre dalle 18 per tutta la durata della Go Japan Mix Night, un evento per gli appassionati di Giappone organizzato da Go Japan Cinema- Go Asia.

 

Instagram: @akiramorimoto

 

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