Teatro

Teatro a novembre: gli appuntamenti

By Tommaso Chimenti

October 30, 2019

di Tommaso Chimenti

“A novembre la città si accende in un istante, il mio corpo non si veste più di voglie”. Anche se inizia a battere forte anche la “November rain“, e Firenze ne sa qualcosa in merito, le stagioni entrano nel vivo, in quella lunga marcia che ci conduce a Natale. Silvio Orlando ha legato il suo nome a doppio filo a Nanni Moretti e ad una certa, colta, intellettuale ma anche popolare commedia all’italiana. A teatro lo abbiamo visto nella fenomenale “Scuola”, qui, al Teatro della Pergola, ritorna, con in bocca le gonfie e pesanti parole di Lucia Calamaro in “Si nota all’imbrunire” (19-24) dove un uomo se ne sta in un paese (metafora) votato allo spopolamento, formale ed interiore, reale e immaginato: per riflettersi un po’ addosso.

Al Teatro Verdi prosegue la leggerezza, l’intrattenimento, i colori, i sorrisi, la maraviglia: in sequenza prima il trasformista per eccellenza Arturo Brachetti (16-17) e poi la magia dei Momix applicata ad “Alice” (19-24) show allo stato puro.

L’impegno civile e sociale non abbandona mai il Teatro Puccini che sfodera sul piatto un tris tutto da seguire, capire, ascoltare: prima la scrittrice sarda Michela Murgia (8) recentemente in lite continua a colpi di social con l’ex ministro Salvini, a seguire Michele Serra (19) autore e soprattutto giornalista di Repubblica con la sua celebre e amatissima “Amaca” ed infine la trasposizione della graphic novel di Zerocalcare, ormai star del fumetto, con “Kobane calling on stage” (22) a cura della compagnia nostrana Teatri d’Imbarco, che racconta la guerriglia tra curdi e Isis.

Sempre di guerra si parla ne “Il generale“, testo dell’enfant prodige Emanuele Aldrovandi e regia di Ciro Masella, attore residente nel teatro di Mordini e Savelli. Proprio qui, al Teatro di Rifredi, il 22 e 23, va in scena questa sorta di spiazzamento continuo tra l’alto graduato e le reclute, un perenne bilanciamento e scardinamento delle regole, dei ruoli, delle mansioni assegnate fino a perdere i punti di riferimento e a non capire chi è chi o chi fa cosa. La guerra è una brutta bestia, ma è figlia del Potere.