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MONT BLANC

mont blanc palati fini

Le cose, a meno che non si fossilizzino come questa città, scompaiono, a volte si sciolgono, capita si annientino. Il Mont Blanc è un piatto dalle molteplici possibilità di non farcela e per questo merita di lasciare traccia prima che si estinguano il suo nome ed il suo ingrediente principale.

Corre l’anno 2050 e questa è la storia di un dolce che non esiste più.

C’era una volta una montagna altissima bianchissima, la più alta del mondo una volta conosciuto, che diede nome ad un dolce fatto di panna, zucchero e castagne montanare come lei.

Quello del Monte Bianco con le castagne sembrava un’unione da favola, all’insegna della comune ombrosità e introversione. Lei pungente, l’altro impervio, finché non arrivò il tempo per entrambi di sopperire al capitalismo mascherato da climate change. Il clima cambiò e la colonna sonora del loro amore perituro, da “Io sono fatto di neve”, divenne “Sabotaggi”, sempre dei Ministri.

La prima fu la castagna, che a seguito di non bene specificate malattie di origine asiatica, principiò a deperire. Fu all’inizio sostituita da una specie giapponese, poi, l’indolenza per la raccolta a schiena piegata, il dolore degli aculei e le incalzanti temperature tropicali fecero sì che venisse soppiantata da piantagioni di banane.

Poi arrivò il momento del Monte Bianco che, con il termometro che saliva, liquefece il suo candore, lasciando per strada cadaveri e spazzatura per poi diventare un’isola rocciosa dell’Oceano Mediterraneo (una volta mare). Non importa che tu sia castagna o montagna, l’importante è che cominci a preoccuparti.

testi e illustrazioni di Marta Staulo

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