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Bestiario editoriale: l’editor

editor

di Carlo Benedetti

L’editor viene spesso confuso con il più pericoloso editore con il quale condivide solo la radice lessicale e l’odio per gli arretrati non pagati. L’editor, infatti, sopravvive miracolosamente sostenendosi grazie alla gioia di costruire un testo insieme all’autore, riscrivendo, suggerendo, sgridando, interpretando, sopportando, accompagnando la nascita di un romanzo o manuale di giardinaggio o almanacco di meditazione.

L’arte maieutica, intesa nel senso greco di ostetricia, la psicologia spicciola e l’orecchio allenato, sono le caratteristiche dell’editor che, per natura, è schivo, spesso chiuso in redazioni fumose, e il cui nome non appare quasi mai nei libri che aiuta a far nascere. Come un maestro dell’asilo, inizia con lo spiegare agli autori che le cose che scrivono sono sì belle, ma non perfette. Che non serve a nulla arrabbiarsi, che lo sta aiutando, è dalla sua parte. Che se l’autore si crede Leopardi può andare direttamente a pubblicare da qualche altra parte, ragazzino viziato del cazzo. L’editor sopporta il peso di prendere del fango e tirarci fuori un essere umano. Spesso, infatti, si paragona ad un demiurgo o direttamente a dio.

Dove puoi trovarlo in città?

Le Edizioni Clichy (www.edizioniclichy.it), casa editrice dichiaratamente francofila, ospitano alcuni redattori della rive gauche parigina. Classici, noir, letteratura contemporanea e albi illustrati per giovani lettori: tutto (o quasi) si declina fra baguettes e bandonéon che suonano sul lungosenna.

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