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Bestiario editoriale: l’impaginatore

impaginatore

di Carlo Benedetti

L’impaginatore è l’unico, fra i mestieri del libro, che non legge un testo, ma lo vede. Questa peculiarità non l’ha reso immune dal rischio di estinzione e oggi è spesso sostituito con ibridi quale il grafico-impaginatore o il tipografo-impaginatore. Eppure, la sua capacità di cacciare delle vedove (riga iniziale di un periodo posta da sola alla fine di una pagina) o delle orfane (riga finale di un periodo posta da sola ad inizio di una nuova pagina) non teme rivali. Alcuni impaginatori, bozze alla mano, sanno scovarle annusando la carta, a colpo sicuro. Nel suo habitat, l’impaginatore osserva i blocchi di testo come fossero sculture o quadri concettuali, senza leggere, ed è abilissimo nell’usare utensili per aumentare di mezzo punto la spaziatura di una riga finché quell’unica parola non risale di un capoverso.

Stronza.

I margini, i rientri, le loro profondità e dimensioni, sono il vero amore dell’impaginatore che lavora sui vuoti di una pagina tanto quanto sui pieni. Sa che non è il vaso d’argilla, ma il vuoto al suo interno ad essere necessario. A volte, l’impaginatore evolve in monaco zen.

Dove puoi trovarlo in città?

Le giovani Edizioni Black Coffee: 12 titoli e una rivista, fiorentine, con il cuore negli USA, offrono rifugio agli ultimi impaginatori in città e, ai lettori, storie originali e provocatorie. Dagli Stati Uniti, importano autori inediti che raccontano in podcast. Gli impaginatori, quando lo scoprono, impallidiscono.

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