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Medemo: nuove teste per pensieri autentici

Medemo band - ph: Andrea Mocciaro

ph: Andrea Mocciaro

Se ti affacci dalla sala prove dei Medemo, da un lato vedi la statale, dall’altro una distesa di rottami intrasportabili quali porte di calcio, altalene sgangherate, lamiere arrugginite e anche un oggetto che mi sembra una turbina di un aereo, come quella che cadde in testa a Donnie Darko. Per fortuna, ad accogliermi non c’è un inquietante coniglio ma ci sono Emanuele Tiziano, due ragazzi che avevo conosciuto condividendo la stessa postazione da busker, qualche tempo fa, in occasione dell’apertura di nuovi spazi gratuiti ai musicisti di strada. A loro, rispettivamente frontman chitarra / voce e batterista, nel frattempo, si è aggiunto il basso di Stefano.

foto medemo

ph: Andrea Mocciaro

“I Medemo sono nati nella mia testa mentre concludevo i miei studi musicali”, mi dice Emanuele, “e l’idea base era quella di dare spazio alle mie idee attraverso la musica”. L’esigenza espressiva, l’istinto di “mettere un punto per capirci noi” è alla base anche della scelta del nome. L’apertura casuale del dizionario italiano li ha portati a trovare questa forma arcaica (“c’è persino una X accanto!”) della parola medesimo: “è stata la cosa giusta che arriva quando metti le energie nella giusta direzione: rappresenta la volontà di essere noi stessi e non scendere a compromessi”.

ph: Andrea Mocciaro

La Musica dei Medemo ricava la sua forza dall’uso delle dinamiche: c’è spazio per riflessioni anche difficili nelle parti cantate, accompagnate da arpeggi che richiamano a tratti atmosfere grunge affacciate nel metal in qualche riff alla Metallica, a tratti un mondo più dark.

Meritano una menzione i testi che indagano un mondo interiore e relazionale in perenne trasformazione, manifestando insieme il bisogno e le difficoltà di adattamento. “Io sono il mondo” è il loro primo lavoro (2018), trascinato dal singolo “Medesimo” e dal relativo video, girato in una ex fabbrica di dolciumi in regime di completa improvvisazione. “Non riuscivo più a produrre un pensiero buono con quella testa. Dovevo cambiare, prendere aria, come quando si sceglie la montagna al posto della città”.

 

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