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La fine della scuola

fine della scuola

Giugno è quel mese che, nell’immaginario collettivo legato alla scuola, dura solo 7 o 8 giorni. Al massimo 10. Il 10 giugno si chiude, festa finita, gavettoni, bene, bravi, bis. Giugno è il mese in cui tu – prof in ritardo – conti di dilatare le tre misere ore che hai per svolgere versioni concentrate e psichedeliche di programma. Finisci per credere di poter trattare secoli di storia antica, correnti artistiche minoritarie e non, critiche delle ragioni pure e impure nel tempo che, nove mesi fa, ti è bastato a fare l’introduzione al programma.

E per qualche giorno pensi anche di farcela. Perché sei un’inguaribile romantica.

In realtà ti accorgi presto che c’è un’assemblea d’istituto tra Monet e Picasso (altrimenti ce l’avrei fatta!) e un incontro sul cyberbullismo tra la scoperta dell’America e la Rivoluzione Francese (mi serviva giusto mezz’ora, 40 minuti…). Poi, hai le riunioni pomeridiane. Ci sono i CdC (un tempo erano consigli di classe: ma tu hai capito presto che si tratta di Castelli di Carte, quando non di Crisi da Contenere), i PdP (piani didattici personalizzati? No di certo: piuttosto Prove di Patibolo), i PEI e i PAI (almeno a questi ultimi ti senti autorizzato a portare le patatine), i GLI, GLIH, e a questo punto mi aspetterei i GLIH!11!??, le riunioni di dipartimento e soprattutto – soprattutto– l’insediamento della commissione esami di maturità. Il che significa che un preside di un’altra scuola (mettiamo un ITI, un istituto tecnico informatico) verrà al tuo liceo artistico con lo sguardo disgustato di chi sta pensando: ma questi come sono sopravvissuti fino ad ora? E tu non lo sai, tra l’altro. Ma lui non sa che tu giugno te lo sei guadagnato.

Te lo sei guadagnato quando sei stata redarguita dalla sicurezza della Loggia dei Lanzi perché i tuoi studenti stavano riproducendo con i propri corpi il Ratto delle Sabine del Giambologna, svolgendo un compito da te assegnato. Te lo sei guadagnato quando hai consentito ad Annarita di tenere con sé i “santini” di boyband coreane a portarle fortuna nel giorno della verifica, e anche quando hai dovuto spiegare a Lucia perché non era possibile “svolgere il lavoro di gruppo da soli”. Infine, hai definitivamente dimostrato di essertelo meritato quando hai cercato una risposta per Cristina, che voleva sapere se tu fossi mai stata cremata.

Ma a giugno possono anche accadere miracoli. Antonio, il collaboratore scolastico campione di sguardi supplichevoli ad ogni richiesta, anche minima, di assistenza, pochi giorni fa mi ha porto sua sponteuna risma di carta, avendo riconosciuto un bipsospetto della fotocopiatrice. Il vicepreside ha finalmente capito che sono sua pari. Un’altra cosa che è successa è che gli studenti hanno capito che sono precaria: “Prof, ma lei c’è l’anno prossimo?”. Io non posso sapere cosa mi porterà settembre, ma so che, per quest’estate, mi porto a casa le vostre domande: “Ma voi ve la ricordate la prima lezione della prof?”, “Prof, quando finiamo di ascoltare il disco dei Pink Floyd?”, “Prof, come sta?”.

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