Secondo il “Bilancio Arboreo della città di Firenze”, da poco diffuso dal Comune, dal 2014 al 2018 c’è stato un incremento del 3,7% del verde urbano. In particolare, si legge nel bollettino, «i dati che ogni anno vengono comunicati a ISTAT evidenziano una consistenza del verde urbano a disposizione della cittadinanza di mq 8.026.673 al 31.12.2018, che comprende i giardini, i parchi, il verde sportivo e quello scolastico, nonchè le aree verdi gestite da Soprintendenza, Regione, Città Metropolitana ecc. Rispetto al dato registrato al 31.12.2014 pari a mq 7.731.127, si osserva un incremento di mq 285.000 corrispondente al 3,7% di verde urbano in piùa disposizione della città», anche grazie alla realizzazione di nove nuovi parchi e giardini pubblici.
Il clima del nostro pianeta, di cui gli alberi sono elemento essenziale, è entrato prepotentemente nel dibattito pubblico, tanto che i sindaci di 21 stati UE e di altri 7 Paesi, tra cui Firenze, hanno sottoscritto una lettera aperta, a nome di 62 milioni di cittadini, per chiedere che l’Unione Europea agisca subito contro i cambiamenti climatici con una strategia che diminuisca entro il 2030 di oltre la metà le emissioni di gas serra e l’eliminazione delle sovvenzioni in favore dei combustibili fossili.
Ma oltre all’aumento del verde e richieste ambientali in carta bollata, Firenze si prende cura del proprio patrimonio arboreo?E la città come sta affrontando la sfida climatica?
Abbiamo fatto queste domande a Francesco Ferrini, professore ordinario di Arboricoltura e Coltivazioni arboree e Presidente della Scuola di Agraria di Firenze: “Come la stragrande maggioranza delle città italiane, Firenze ha un patrimonio arboreo con un’elevata percentuale di piante vetuste derivante dal fatto che la gran parte di esse risale a parecchi anni fa e da una gestione che, negli anni dello sviluppo economico, è stata molto limitata. Le città pensavano a crescere economicamente e socialmente e pochi dei benefici venivano investiti nel verde urbano. Per chi parla di tagli selvaggi, il bilancio arboreo della città parla da solo con un bilancio attivo di oltre 6000 alberi. La percentuale di sostituzione prevista per un normale “ricambio” delle alberature nelle città estere è compresa fra lo 0,7 e l’1%, molto superiore a quella che, negli ultimi due anni è avvenuta per Firenze, dove è stata sostituita una percentuale intorno allo 0,3-0,4% del totale degli alberi, mentre ne sono stati messi a dimora circa il doppio. Pur vedendo che ci sono alcuni problemi relativi, ad esempio a interventi di potature eccessivi e mal eseguiti, non vedo una città ‘problematica’, come viene descritta e sicuramente migliore di altre città del nostro Paese in cui gli alberi sono gestiti in maniera pessima. Molto ancora rimane da fare per colmare il ‘gap’ che ci separa dalle città straniere, dove sono stati messi a punto e continuamente monitorati, programmi anche cinquantennali di gestione delle aree verdi urbane e del patrimonio arboreo in particolare. La sfida è avere ben chiara la dotazione di verde e le sue caratteristiche, proteggerla, gestirla e arricchirla ulteriormente grazie ad attente programmazioni per creare un patrimonio da passare alle future generazioni di cittadini”.