fiorentinismi

Icché ci va ci vòle

By Selene Mattei

May 13, 2019

C’è sempre una distanza sconcertante che ci condanna a guardare alle decisioni, almeno quelle che varrebbe la pena di prendere, con smisurata cautela, quasi il salto da fare per raggiungerle fosse troppo pericoloso, innaturale. Quindi lasciamo tutto dietro la linea delle possibilità, al riparo dal disconoscimento di un’eventuale negligenza che non potremmo azzardare. Convinti dell’idea che è bene non rischiare mai troppo, il gioco è bello che fatto, anzi, meglio ancora, non è mai partito: non valeva la candela, 0 killed.

È a causa di questo istinto di autoconservazione che nasce la nostalgia? Dal rimpianto di non aver mai tentato (anche se certo, non si sarebbe potuto)?

Se così fosse, il toscano ha deciso di abbassare il livello di tendenza istintuale a conservare la propria integrità: poco importa quant’è lungo il salto e se son alte abbastanza le gambe a disposizione per lanciarsi: icché ci va ci vòle. Qualcuno potrebbe dire che non è una forma d’impulso suicida, ma vero e proprio coraggio (questi sono i più nostalgici), altri che è una follia che non segue nessuna logica (quelli che hanno delle gambe davvero cortissime), ma il toscano farà le spallucce ad entrambi, perché egli non è interessato alle spiegazioni razionali. La volontà si rafforza, in lui, laddove la realtà oggettiva viene disattesa. Il toscano cammina sui trampoli, e se è vero che la gente dice che sperperare non è opportuno, per lui è tuttavia ancor più profittevole fare certe cose senza aspettarsi alcun tornaconto, e che semmai scialacquare è proprio una bella cosa, se ci fa perdere il senso delle distanze.

In ultima istanza sarebbe meglio andare e vedere chi l’ha detta, questa cahatache bisogna sempre dare solo se si ha un buon motivo per farlo. Perché lo hai fatto? Ci perderai troppo. Che senso aveva? Non guadagnerai nulla. Che so? Ho deciso di decidere, icché ci va ci vòle.