Ci sono giornate in cui si ha voglia di stare soli.
Che sia per ritrovarsi, riprendere contatto con se stessi o semplicemente perché non c’è nessuno con cui condividere qualcosa, la solitudine può essere a volte una condizione necessaria. Ricordo una domenica di non molto tempo fa, una giornata azzurra, piena di sole caldo. Decisi di tornare da solo a Boboli, uno dei miei “luoghi dell’anima”. Quel giorno m’immersi nel suo verde e lo visitai quasi per intero.
Sarebbe bello se questo giardino fosse aperto più spesso gratuitamente.
Eccomi in cima alla collina e al di sotto la parte forse più famosa e fotografata di Boboli: la fuga prospettica verso il palazzo di pietra forte, che al sole sembra quasi dorata.
A mezza costa la Fontana del Nettuno, che i fiorentini, con la loro proverbiale irriverenza, ribattezzarono “della forchetta” o “del forcone”, per via del tridente del dio marino. In fondo l’anfiteatro artificiale con la vasca romana di granito e l’obelisco egiziano, l’unico in Toscana, vecchio di 1500 anni. Sulla destra, scendendo verso la città, la leziosa Kaffeehaus in stile rococò, dipinta nel tipico verde Lorena. Un edificio che meriterebbe davvero di essere valorizzato di più.
Alla fine del giro la Grotta del Buontalenti, frutto dei gusti bizzarri del granduca Francesco e, quasi idealmente a volerci salutare, il nano Morgante se ne sta nudo e allegro a cavalcioni della sua tartaruga.
Boboli non è solo arte e storia, ma anche e soprattutto natura, sebbene plasmata dall’ingegno dell’uomo. Qui si coltivarono e in parte crescono tuttora, rose, camelie, essenze esotiche e perfino ananas e caffè. Qui c’era anticamente il serraglio dei Medici, dove vissero per poco tempo, loro malgrado, una giraffa e un ippopotamo, ora impagliati alla Specola. Qui, come in altri giardini, i Medici dettero sfogo alla loro passione per gli agrumi. Piante delicate per il clima toscano, fatte crescere in conche di terracotta e messe al riparo nelle limonaie.
Oggi mentre scrivo è di nuovo domenica. Una giornata grigia, affogata nella pioggia e nel freddo. Più che aprile pare novembre. Ripenso al caldo, al sole, al verde e all’azzurro di quella domenica a Boboli. Ripenso che forse, con accanto qualcuno, tutto sarebbe stato ancora più bello.