Site icon Lungarno

Lessico elettorale

elezioni

di Mattia Guidi

Elezioni comunali

Le elezioni comunali servono ad eleggere il consiglio comunale (l’assemblea che approva gli atti del comune) e il sindaco − che, prima del 1993, veniva scelto dai consiglieri comunali dopo il voto, e non direttamente dai cittadini. La legge elettorale per le comunali prevede che il sindaco eletto, che nominerà la giunta comunale con i vari assessori, si veda assegnata automaticamente una maggioranza in consiglio. Tutte le liste che vogliono eleggere rappresentanti in consiglio comunale devono essere associate ad un candidato sindaco. Le liste che hanno appoggiato il candidato sindaco che risulta vincitore si dividono proporzionalmente il 60% dei seggi in consiglio, mentre il restante 40% viene assegnato proporzionalmente alle liste che hanno appoggiato altri candidati.

Per l’elezione dei consiglieri comunali è possibile indicare fino a due preferenze per candidati di diverso genere (vedi sotto) sulla scheda.

Nei comuni sotto i 15.000 abitanti, è eletto sindaco il candidato che ottiene più voti. Nei comuni con più di 15.000 abitanti, da un candidato non basta ottenere più voti degli altri per diventare sindaco; bisogna anche che questi rappresentino più del 50% degli elettori che hanno partecipato al voto. Se nessun candidato ottiene almeno il 50% dei consensi, per eleggere il sindaco si va al ballottaggio (vedi sotto) fra i due candidati che hanno ottenuto più voti.

Elezioni europee

Le elezioni europee si tengono ogni cinque anni per rinnovare il Parlamento europeo, che è uno dei due organi che approvano le “leggi” dell’Unione Europea (l’altro è il Consiglio, dove siedono i ministri degli stati membri). Il Parlamento europeo è attualmente composto da 751 europarlamentari (saranno 705 con l’uscita della Gran Bretagna) ed è l’unico organo dell’Unione eletto direttamente dai cittadini. Anche se le elezioni politiche nazionali normalmente attraggono più interesse, i risultati delle europee hanno effetti importanti sulle nostre vite: il Parlamento europeo, infatti, approva i regolamenti e le direttive europee, che influenzano quasi tutte le leggi approvate dai parlamenti nazionali, e deve approvare la composizione della Commissione europea. Queste elezioni, quindi, avranno un impatto forte sulle politiche europee e nazionali dei prossimi cinque anni. Per questo voto, ogni paese elegge un numero fisso di rappresentanti, che dipende dalla sua popolazione: per l’Italia saranno 76, circa l’11% degli europarlamentari. Il sistema elettorale che l’Italia usa per le europee è di tipo proporzionale (i seggi sono divisi proporzionalmente rispetto al numero di voti ottenuti dai partiti) con uno sbarramento al 4% (che vuol dire che una lista che ottiene meno del 4% non otterrà nessun seggio) e la possibilità di esprimere fino a trepreferenze(vedi sotto).

Ballottaggio

Il ballottaggio è un sistema per assegnare la vittoria in un’elezione in cui si debba eleggere una persona per una carica (presidente, sindaco, etc.). Lo scopo del ballottaggio è evitare che il vincitore sia rappresentativo di una parte troppo piccola di elettori. Specialmente se ci sono molti candidati, può accadere che il candidato con più consensi abbia comunque raccolto una percentuale relativamente bassa di voti (per esempio il 20%). Per questo si prevede un secondo turno a cui accedono solo i due candidati più votati. Di solito, la soglia che fa “scattare” il ballottaggio se non superata è quella del 50% dei voti espressi. Fuori dall’Italia, il ballottaggio è usato per alcune elezioni presidenziali − vedi il caso recente del Brasile, o le presidenziali in Francia, Austria, Portogallo. In Italia, il ballottaggio è previsto solo nelle elezioni comunali (vedi sopra), per i comuni con più di 15.000 abitanti. Non è previsto per le elezioni regionali − con l’eccezione della Toscana, che ha modificato la sua legge elettorale nel 2014, prevedendo un ballottaggio per l’elezione del presidente se nessun candidato ottiene più del 40% dei voti.

Preferenze

Le preferenze sono un sistema per decidere quali candidati debbano essere eletti in un’assemblea (consiglio comunale, consiglio regionale o parlamento) quando si vota con un sistema proporzionale. Se facciamo l’esempio di un’assemblea dove ci sono 10 seggi da assegnare, e tre partiti che hanno ottenuto rispettivamente il 50%, il 40% e il 10%, i seggi da assegnare saranno rispettivamente 5, 4 e 1. I candidati che ottengono il seggio, normalmente, sono “pescati” da una lista presentata dai partiti. In assenza di preferenze, il primo partito elegge i primi 5 candidati della lista, il secondo i primi 4 e il terzo solo il primo. Le preferenze permettono all’elettore di cambiare l’ordine di listadeciso dal partito, scrivendo sulla scheda il nome del candidato che vorrebbero fosse eletto. In Italia le preferenze sono usate per le elezioni comunali, regionali ed europee − non per le elezioni politiche. Le preferenze sono viste positivamente da alcuni, come uno strumento che dà più potere all’elettore, mentre i critici sottolineano come possano incentivare il voto clientelare e accentuare le divisioni all’interno dei partiti. È un dato di fatto che in Italia siano molto più usate dagli elettori del sud che da quelli del centro e del nord.

Sondaggi / exit poll

I voti veri si contano alle elezioni, ma i partiti e coloro che seguono la politica (per passione o per professione) hanno spesso interesse a stimare il consenso dei partiti in altri momenti − questo è lo scopo dei sondaggi elettorali. Per fare questa stima, si chiede l’intenzione di voto a un campione (cioè a un sotto-insieme) della popolazione. Perché la stima sia affidabile, il campione dev’essere il più possibile rappresentativo della popolazione − deve cioè essere il più possibile simile alla popolazione, anche se in scala ridotta. In Italia, la legge vieta la pubblicazione di sondaggi elettorali nelle due settimane che precedono il voto − un divieto che a molti sembra ormai fuori dal tempo (con i sondaggi che comunque continuano a essere realizzati nel periodo di divieto, e diffusi più o meno “clandestinamente” sulla rete). Un particolare tipo di sondaggio è rappresentato dagli exit poll, che vengono realizzati il giorno dell’elezione per poter dare una stima dei risultati appena i seggi sono chiusi (visto che passano diverse ore prima che i risultati ufficiali siano disponibili). Gli exit poll, come dice la parola, sono realizzati all’uscita dei seggi, da incaricati delle società di rilevazione che chiedono agli elettori appena usciti da un seggio per quale partito o candidato abbiano votato.

[Mattia Guidi è docente di scienza politica presso il Dipartimento di scienze sociali, politiche e cognitive dell’Università di Siena. In precedenza, ha svolto ricerca e insegnato presso il Collegio Carlo Alberto (Torino), la LUISS (Roma), e la Scuola Normale Superiore (Firenze). La sua attività di ricerca riguarda principalmente le politiche economiche e di regolazione, a livello nazionale ed europeo.]

Exit mobile version