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Disgarba

disgarba

Che esista nella sua forma positiva (garba) può essere anche vero, ma fino a quando il giorno sarà luce e la notte tenebre, non sentirete mai un toscano confessare che qualche vostra prodezza possa essere degna del suo compiacimento. Udire il verso del toscano che fa: “Dai – che – questa – cosa – che – hai – fatto – mi – garba – proprio” è più raro che avvistare il Gibbone di Hanain, il Bradipo Pigmeo Tridattilo o il Politico Italiano che Ammette la Verità (ATTENZIONE: tutti i mammiferi sono quasi estinti per mano dell’uomo, l’ultimo a causa della deforestazione del pensiero critico e del bracconaggio populista).

“Non mi disgarba”Ecco cosa sentirete. La somma della doppia negazione per dire , ma senza ammetterlo. “Non mi dispiace”, meno per meno fa più, certo, ma perché dire direttamente più, a me non disgarba, mi piace? Non mi disgarba, ma ti piace? Meno per meno.

Persino nei più antichi annali d’archivio si narra di eroi capaci di tramutare l’acqua in Bolgheri Doc, maghi moltiplicare pani in pani e finocchiona, esorcisti in grado di asportare dal corpo l’odio dei pisani per i livornesi e dei livornesi per i pisani, fattucchiere convincere l’Accademia della Crusca ad approvare “spengere” e, a tutto questo, il toscano rispondere, cito testualmente:

“Seduto sul trono egli non si scompose, alzò appena gli occhi e inclinando la testa di lato disse con una smorfia sul viso: «Mh… Non male, dai, non mi disgarba»”.

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