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Le ragazze di San Frediano

le ragazze di san frediano

di Gabriele Ametrano

Siamo nel 1949, a primavera iniziata. L’Arno scorreva lento.

Botteghe Oscure pubblicò il suo terzo Quaderno. Era una delle riviste più lette e ambite dagli autori, un luogo di prestigio, una vetrina letteraria internazionale. E fu in queste pagine che apparve per la prima volta il racconto Le ragazze di San Frediano di Vasco Pratolini. Poi venne pubblicato da Vallecchi, successivamente da Mondadori e BUR. Un successo che rispecchia la grande capacità dell’autore fiorentino. Una storia di quartiere, di orgoglio e verità.

Vasco Pratolini

Il rione di Sanfrediano è “di là d’Arno”, è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo; […] l’Arno vi scorre nel suo letto più disteso, vi trova la cura dolce, ampia e meravigliosa che lambisce le Cascine. Quanto v’è di perfetto, in una civiltà diventata essa stessa natura, l’immobilità terribile e affascinante del sorriso di Dio, avvolge Sanfrediano, e lo esalta.

Vasco Pratolini descrive così San Frediano: “una civiltà diventata essa stessa natura”, una collettività diventata essa stessa San Frediano. Difficile scalfirla, impossibile mutarla. Così come l’Arno continuerà sempre a scorrere.

IL LIBRO

Di Luca Starita

Questa è la storia di un rubacuori, anzi, più precisamente del rubacuori di San Frediano: Aldo, detto Bob. Immischiato in una serie di tresche con diverse ragazze del quartiere, ignare che il dongiovanni utilizzi gli stessi vezzeggiativi per ognuna di loro, promettendo un amore indiscusso e un coinvolgimento emotivo senza eguali per ognuna di essere.

La lingua scorrevole e fluida racconta come, alla fine, questa flotta di ragazze si ribelli alle bugie e porti infine la verità a galla, e questa stessa lingua ha un altro obiettivo ben più ambizioso del racconto di una serie di amori. Il protagonista indiscusso della storia è infatti il quartiere stesso di San Frediano, protetto dalle sue donne che per la sincerità e l’autenticità mettono a repentaglio perfino i loro sentimenti. Delle donne, dunque, all’apparenza controllate dai loro impulsi amorosi ma che, all’occorrenza, riescono a tirare fuori le unghie, mostrando il loro carattere di amazzoni più che di casalinghe o di quiete lavoratrici. Il quartiere di San Frediano, spettatore delle vicende che si insinuano nelle sue strade e nei suoi vicoli, alla fine pare sia lui stesso quello che agisce contro la menzogna, riportando la tranquillità apparente e la gioia costante. Di Bob viene raccontata la pusillanimità, l’apparenza di una fama che gli permette la libertà di avere il quartiere ai suoi piedi, la sua codardia nell’essersi sottratto al suo ruolo di attore della resistenza, tutte caratteristiche che non hanno vita lunga in un quartiere che ha sete di autenticità.


SUL GRANDE SCHERMO
di Caterina Liverani

Un film importante “Le ragazze di San Frediano” uscito nel 1955. Diretto da un esordiente Valerio Zurlini, divenuto in seguito tra i più importanti autori attivi in Italia dagli anni ‘50 ai ‘70 con pellicole come “Estate violenta”e “La prima notte di quiete”, è sceneggiato dalla coppia d’oro della commedia all’italiana Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi (“Matrimonio all’italiana”, “Amici Miei”, “Fantozzi”).

Con un taglio decisamente più umoristico, la carnalità popolare del romanzo ridimensionata e il carattere battagliero dei personaggi ammorbidito, la storia di Bob, il rubacuori di Oltrarno che deve il suo soprannome a una vaga somiglianza con l’attore americano Robert Taylor, pubblicata da Vasco Pratolini nella rivista Botteghe Oscure nel 1949, debutta, prodotto e distribuito dalla storica casa cinematografica Lux Film, con consenso di pubblico e di critica sugli schermi dei cinema italiani.

Nel ruolo del protagonista Antonio Cifariello, attore napoletano di grande fascino scomparso tragicamente una decina di anni dopo a causa di un incidente aereo e, accanto a lui, le dive Rossana Podestà (“Guardie e ladri”, “La voce del silenzio”) e Giovanna Ralli (“Luci del varietà”, “La vita agra”).

Una curiosità lega questa prima versione cinematografica alla trasposizione televisiva del 2007 firmata da Vittorio Sindoni per Raiuno. È nuovamente un attore partenopeo, in questo caso Giampaolo Morelli (“L’ispettore Coliandro”, “Smetto quando voglio”) a interpretare il ruolo del maldestro seduttore Bob.

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