Da piccola il mio tallone d’Achille erano i capelli.
Figlia degli anni Settanta, sono cresciuta guardando i cartoni animati giapponesi dove le eroine avevano fluenti chiome lunghe e vite disagiate per lo più ai limiti della tragedia greca. Tralasciando la parte emotiva ed i momenti in cui avrei voluto avere una vita come loro invece di quella normale e per fortuna serena che trascorrevo, la cosa che più amavo erano i loro capelli: lunghissimi, lucenti, arricchiti da ogni tipo di fermaglio e che se anche pioveva non si scomponevano.
La mia frase tipica dal parrucchiere dove mia mamma mi portava era “voglio i capelli di Candy Candy grazie”. Ne uscivo invece sempre con un bel taglio alla maschietta, cortissimo. Allora arrivavo a casa e costringevo mia nonna a legarmi in testa un asciugamano che sarebbe diventato appunto la lunga chioma fluente.
Si deve a questo trauma infantile la mia lunga sequenza di esperimenti adolescenziali sui capelli, dal blu intenso al rosso fuoco, passando dal nero corvino per poi approdare al biondo platino pre-menopausale.
Non sgranate gli occhi, ora ho uno scalpo assolutamente ordinario, ma sono sempre attirata da tutto quello che riguarda le acconciature di noi donne.
Sono l’accessorio perfetto non solo adesso in inverno ma soprattutto nella primavera che ci aspetta. Conferiscono ad un semplice look un’aria da brave ragazze che è anche un po’ sexy a parer mio. Le troviamo di ogni forma, dalla barretta semplice alla conchiglia, da quella a forma di gatto a quella a stella. Semplici in tartaruga, con brillantini, dai colori sgargianti e principalmente tempestate di perle.
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