È successo a tutti i forestieri di imbattersi all’improvviso nel lampredotto la prima volta e chiedere: “Che cos’è?”. In quei casi è il nativo, colui che secerne il forziere delle conoscenze di questa terra, a dover rispondere e non è per niente facile dire la cosa giusta all’ignaro forestiero. Il Lampredotto ci insegna che se si vuole godere la prima volta, bisogna accettare la verità raccontata e lasciar scivolare la parte omessa della questione senza fare troppe domande.
“Let’s go to eat!” mi dice il mio amico, ignaro del pericolo che lo aspetta.
“Certo, come no” gli rispondo io, e aggiungo con lo stesso ghigno malefico di Mr. Burns prima di liberare i cani: “Have you ever eaten something called ‘Lampredotto’?”
“No!” risponde lui sorridendo: “Che cos’è?”
È a quel punto che il nativo schiaccia il pulsante rosso sotto la scrivania. Il forestiero ancora non sa, ancora non sa che il Lampredotto è ricavato da uno dei quattro stomaci dei bovini, l’abomaso,ovvero quella parte di corpo che raccoglie tutta la roba che prima è passata dagli altri tre stomaci e che adesso, grazie al livello acido del PH, permette al ruminante di digerire tutto il cibo ingoiato.
Per farla facile, potrei anche evitare questo discorso e buttarla sul lato storico, dirgli che il nome è una rivendicazione ironica di un piatto prelibato a base di Lampreda, un tipo di pesce che solo i nobili potevano permettersi.
Un’altra alternativa potrebbe essere parlare a caso sparando frasi nonsense tipo: “Lo sapevi che Lampredotto è il secondo suggerimento Google dopo Lamborghini?”.
Provo con l’attacco “confusione” e decido di mischiare un po’ tutte le informazioni: “It’s veeeery good, in una scala da uno a tre, sicuramente il Lampredotto ha 4. È così prelibato che se non fosse diventato il principe fiorentino dello street food, potrebbe essere pagato tanto quanto il pesce ma questo non è successo e oggi, anche quelli con la Lamborghini si fermano per strada a mangiarlo.”
Lui mi guarda perplesso, non capisce cosa ho detto, ma fa finta che non sia così e decide comunque di ripetere la sua domanda in maniera più specifica, per arrivare al nocciolo della questione: “Ahh, cool! Ma quindi com’è fatto?”
Alla fine, la scelta del nativo si biforca in tre vie: si può essere sinceri, dire la verità e accettare il rifiuto, mentire spudoratamente e raggiungere i propri scopi oppure soltanto omettere, mettersi nel mezzo e dire una cosa tipo: “Just bread, just bread and meat, it’s delicious!”.
foto: “Quotidiano Sostenibile”