È sempre bello puntare il dito verso qualcuno: oggi è arrivato il momento di sfogare le nostre frustrazioni sull’uomo che creò il panettone.
Come tutte le sciagure più grandi dell’umanità, anche per la storia di questo dolce tronfio di canditi, c’entra l’amore.
La leggenda più quotata parla di questo tale, un certo Ugo, che lavorava nella bottega del pane di Toni, padre di Adalgisa nonché fidanzata di Ugo. Adalgisa era una di quelle che nella vita non aveva mai lavorato e nemmeno intendeva farlo, era viziata, e pur sapendo che Ugo era un povero garzone squattrinato che non poteva permettersi chissà che, non perdeva mai tempo per ricordargli che la sua mano gli sarebbe stata concessa solo se lui le avesse dimostrato di saper fare qualcosa di straordinario, qualcosa che 9 volte su 10 non rientra nelle capacità umane.
Dite che lo facciamo spesso? Questo non importa, andiamo avanti.
Dopo un aperitivo passato a bere acquavite con degli amici in una locanda, Ugo decide per scommessa di rubare dei falchi a Ludovico il Moro, di venderli e di comprarci del burro.
Qualche ora prima dell’alba si sveglia con un gran mal di testa, non ricorda nulla della sera prima ma ha come la sensazione di aver fatto una cazzata enorme e infatti, di fianco a lui, ci sono soltanto enormi sacchi pieni di burro. Ugo è disperato, sa che deve nascondere le prove del reato altrimenti verrà licenziato e presa questa decisione si avvia per la bottega. Quatto quatto, mentre Toni è distratto perché in tv trasmettono la finale del gioco della palla, il garzone butta tutto il burro rubato nel pane che il capo bottega stava impastando.
La mattina il pane viene venduto e in poche settimane, a parte qualche arresto cardiaco dovuto all’assunzione di troppi zuccheri, la città di Milano sembra avere un unico motivo per gioire: Ugo era riuscito a creare qualcosa di straordinario.
Ad Adalgisa però, lo straordinario non bastava più. Ormai Ugo aveva dimostrato di saper andare oltre i propri limiti e quindi lei pensò semplicemente: “perché dovrei accontentarmi?”.
Dite che lo facciamo spesso? Questo non importa, andiamo avanti.
A questo punto, la storia sarebbe potuta finire bene se Ugo fosse stato dotato dei cosiddetti e avesse detto alla sua amata: “Sai che c’è? Ma vattene un po’ affan…” ma in amore si sa, la ragione non comanda e così, Ugo, che ormai era convinto di poter superare i limiti dei propri limiti, decise di arricchire la ricetta con uova, uva sultanina e pezzetti di cedro candito.
Questa ricetta convinse nuovamente tutti (un team di esperti del paranormale sta studiando tutt’ora la cosa), i due si sposarono, ebbero dei figli, ma lei rimase la solita vipera gold digger di sempre e l’infelicità riempì le loro dimore tanto quanto la ricchezza fece.
Morale della storia?
Quando lo facciamo spesso, non andate avanti o finirete per rovinare la vostra vita e quella del mondo intero con qualcosa tipo i canditi.