Site icon Lungarno

Nazisti rianimatori ovvero “Overlord” di Julius Avery

Sotto la sapiente guida di J.J. Abrams, Julius Avery confeziona un horror che affonda le radici nel Re-Animator di Stuart Gordon, si lascia ispirare da La Cosa di Carpenter e ritrova il senso profondo di Bastardi Senza Gloria di Tarantino. Ma la notizia è che questi piccoli “furti” sono al servizio di un prodotto totalmente originale.

Seconda Guerra Mondiale, un gruppo di paracadutisti americani atterra in un villaggio francese occupato da nazisti tedeschi e, nel tentativo di abbattere un campanile di rilevanza strategica, scoprono loro malgrado che il progetto folle e sanguinario del Terzo Reich ha un segreto ancora più terrificante, trovandosi perciò a dover fronteggiare forze soprannaturali. La scena dell’atterraggio iniziale proprio nel bel mezzo di un bombardamento è già travolgente per i movimenti di macchina caotici e il buio interrotto dalle esplosioni che culmina con il protagonista Boyce quasi soffocato dal suo stesso paracadute; forse era proprio così che iniziava una missione, urla esplosioni e morte.

La stupidità della guerra.

Conosciamo poi il tenente Ford (Wyatt Russel, figlio dell’intramontabile Kurt feticcio di Carpenter) e ben presto il riuscitissimo cattivo nazista Wafner (Pilous Asbaek già Euron Greyjoy nel Trono di Spade) e Chloe, prigioniera francese assieme al suo piccolo fratello. La scoperta del laboratorio della morte nel quale si inietta un siero che rianima i defunti trasformandoli in macchine da guerra eterne e devastanti, segna il cambio di genere in un horror che appassiona per il suo ritmo incessante ma anche per la contrapposizione tra Wafner e Ford, l’eterna lotta tra bene e male.

E il male in Wafner scorre potente tanto che in un’intervista Asbaek ha raccontato che Abrams al termine della scena con Chloe gli si è avvicinato dicendogli “sei veramente un fottuto idiota” andandosene ridendo.

Overlord è nulla più che un horror nel quale gli appassionati troveranno numerosi rimandi a film che hanno adorato e atmosfere che forse non sono perdute per sempre. Di questi tempi non è poco.

Exit mobile version