Nell’epoca dell’istant messaging, dell’iper connessione e della costante presenza virtuale è raro quel sentimento di curiosità, quella trepidazione dell’attesa, quel batticuore, sospeso tra speranza e timore, che solo chi riceve della corrispondenza cartacea è in grado di provare. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Jacopo Storni, presidente di Global Friends, neonata associazione che mette in contatto bambini del Nord e Sud del mondo attraverso lo scambio di letterine, con l’obiettivo di educare alla diversità partendo proprio dai più piccoli. Il meccanismo è semplice: le lettere sono scritte dai bambini nella propria lingua, tradotte dall’associazione e consegnate ai destinatari con l’originale affiancato dalla traduzione. In questo modo i piccoli scrittori sono liberi di esprimersi senza filtri e senza imposizioni da parte di genitori e maestri e imparano a conoscere i loro coetanei che vivono in altri luoghi del mondo, a guardare il pianeta per intero e a rispettare il prossimo e le sue diversità.
Si dice che le idee migliori nascano tra amici al bar.È andata così per Global Friends? “Un amico che lavora nel mondo della comunicazione mi chiese di trovare una bella idea che unisse una tematica sociale al mondo dell’infanzia da proporre a un suo importante cliente. Ci pensai su e mi venne questa idea di mettere in relazione i bambini del Nord e Sud del mondo tramite lo scambio di lettere. Mi resi subito conto che l’idea era valida e per certi aspetti innovativa e mi sembrava un peccato darla in pasto a un cliente esterno. Così, dopo un confronto con il nostro gruppo di amici (tra cui Lorenzo Galli Torrini, Enrica Della Martira, Antonio Pirozzi) e con mia moglie Francesca Tozzi, decidemmo di fondare noi stessi l’associazione”. L’obiettivo è sensibilizzare i bambini educandoli alla diversità, ma anche incoraggiandoli e iniziandoli al mondo della scrittura in un’epoca in cui si sta un po’ spegnendo l’importanza delle parole. Sta funzionando? “Sta dando risultati soddisfacenti e molto emozionanti. Ricordo con parti-colare affetto il giorno in cui consegnai le lettere dei bambini del Mozambico ai bambini della quarta elementare della scuola Niccolini, nel quartiere di Legnaia, a Firenze. Una bambina, Rebecca, dopo aver aperto la letterina, si mise a piangere di gioia e mi abbracciò forte, dicendo che era bellissimo avere un’amica dall’altra parte del mondo. Quel gesto e quell’emozione valgono più di mille parole”. Immagino che le reazioni dei bambini che ricevono le lettere siano impagabili, una storia che ti ha colpito maggiormente? “Quella di un bambino italiano che, impressionato dal fatto che gli amici africani scrivevano di avere i genitori deceduti, ci chiese come mai. I bambini africani hanno risposto che nel loro villaggio c’era molto povertà e questo comportava anche molti problemi di salute. È stato importante far capire ai bambini italiani che in Africa si muore per malattie che in Italia sono invece facilmente curabili”. Com’è andata la serata di presentazione? “Siamo stati sommersi da un inatteso affetto. C’erano circa 150 persone, tra cui tante di associazioni fiorentine, la cui presenza ci ha dato la carica per continuare nel nostro progetto”. Quanto è stato difficile diffondere il messaggio dell’associazione? “L’efficacia del messaggio dell’associazione sta nella sua semplicità, per questo diffonderlo è stato più facile del previsto. Tante maestre di tante scuole, in queste ultime settimane e dopo la presentazione a Firenze, si sono dette interessate a partecipare ai progetti dell’associazione. E questo ci riempie di entusiasmo”. Quali sono i prossimi step? “Da settembre riapriranno le scuole e riprenderanno le corrispondenze. Ne abbiamo in cantiere 6, saranno coinvolti circa 300 bambini”. “Nell’epoca dei pregiudizi – prosegue Jacopo – vogliamo creare ponti culturali di conoscenza tra i bambini, le persone più pure e incontaminate, nonché gli adulti di domani”… e noi auguriamo loro il meglio!