C’è un momento del giorno, verso il tramonto, nel quale gli storni tornano alla magione, o al nido, che dir si voglia. Lo fanno tutti assieme, in nuvole sinuose che sembrano premonizioni bibliche o questioni da aruspici. Non solo. Lo fanno rumorosamente, emettendo garruli stridori, in una gara a chi si procaccia il miglior posto per il pernottamento. Alla sera, sopra la venerabile chiesa di Santa Maria Novella, si ritrovano non già le boccaccesche sette giovani donne, ma migliaia di storni. E il fragore è assordante, tanto da coprire qualsiasi altro rumore. Per un momento è come l’Apocalisse, e poi torna tutto alla normalità. L’ora degli storni.
di Riccardo Ventrella