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FRANCE ODEON – Da Agnes Jaoui a Fanny Ardant,il cinema è donna

È stato un po’ il momento di Agnes Jaoui quello della terza giornata del France Odeon, presentando due film nei quali ha interpretato personaggi pieni di energia e carisma. Non sembra affatto diversa quando è salita sul palco per fare un saluto al pubblico prima della proiezione. Insieme a lei anche la produttrice Emanuela Piovano, che riceverà oggi il premio per il “Miglior doppiaggio” con il primo film del programma, L’arte della fuga, unico film del festival in versione doppiata per l’appunto.

E.P: “La cosa veramente importante in un lavoro è la relazione. Nel doppiaggio di solito funziona così: un doppiatore entra e doppia il suo attore, esce e il prossimo fa lo stesso, non si incontrano mai, ognuno è solo quando entra in sala. Ecco ne “L’arte della Fuga” abbiamo voluto che i doppiatori lavorassero insieme, abbiamo voluto farli incontrare e far scoccare quella scintilla di relazione che è un valore aggiunto” .

Sul cinema: “Io credo che il cinema francese sia un faro per uscire dalla nostra crisi nel segno della qualità, della relazione, dell’amicizia, della verità” .

A seguire abbiamo visto Aurore, sempre con una sprizzante Agnés Jaoui, film che con Diane a les epaules (la maternità surrogata) e Lola pater (non ve lo vorrei svelare) si può dire che segna un pensiero di cinema dedito al tema biologico con risvolti psicologici importanti per la vita di una donna, come in questo caso la menopausa e in particolare la menopausa Oggi.

Barbara, diretto e interpretato dall’attore Mathieu Almaric, già presentato nella sezione “Un certain regard” a Cannes, riprende le atmosfere de La Redoutable immergendosi nella Francia anni ’70 con le sue canzoni e il suo cinema, è un film sul cinema o, anzi, un film nel film.

Serata in chiusura con Lola Pater, di cui come vi ho anticipato non vorrei svelarvi la trama, ma che anzi la scopriste guardandolo al cinema (se e quando uscirà). Non un gran film, ma l’interpretazione di Fanny Ardant, vi assicuro, vale il biglietto: un’attrice superba che sa ancora regalare sorprese ed emozioni in un personaggio tutt’altro che facile e sul quale si è calata con l’umiltà di una regina.

Altra particolarità del film, va notato, è che, diretto dal parigino di origini algerine Nadir Moknèche, è incentrato su una famiglia, appunto, algerina, facendoci un po’ assaporare una Francia del tutto multiculturale (Fanny stessa interpreta un’algerina, poi c’è un receptionist indiano, la danza del ventre, il negoziante arabo…).

Col regista Abdellatif Kechiche, attori come Gad Elmaleh, Reda Katem, Chamel Debbouze, la Francia si conferma ormai un cinema multiculturale dove mostrare una famiglia di origini straniere è nella norma. Sarebbe tempo che accadesse anche in Italia e senza che debba essere una notizia straordinaria.

 

di Mehdi Ben Temime

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