La seconda giornata del festival è iniziata in una piccola sala nell’elegante J. K. Hotel. Il regista Michel Hazanavicius e l’attore Louis Garrel si sono concessi ad una conferenza stampa rispondendo con molta disponibilità e tanta simpatia a domande e curiosità.
Michel, qual è la ragione per cui ha scelto Godard come soggetto della sua ultima fatica?
M.H: “Non ho scelto Godard in realtà, ho scelto un libro dove capita spesso di trovarci un Godard dentro. Mi è piaciuto perché si parla di lui, del suo universo visuale e grafico, e poi è un personaggio paradossale, pieno di interesse, eroico e allo stesso tempo insopportabile, per cui mi ha permesso di inserire tragedia e comicità”.
In una scena il personaggio Jean Pierre guarda in camera e dice “Dobbiamo riappropriarci del nostro cinema“, si riferisce anche al cinema di oggi? Il cinema attuale ha bisogno di una Nouvelle Vague?
M.H: “Io diffido delle persone che dicono Il Cinema, è come dire I Neri, Gli Ebrei, sono generalità, sono stereotipi. Ci sono i cinema, ci sono un sacco di tipologie di cinema. Lui, Godard, voleva che il suo cinema fosse politico, che ognuno si riappropriasse del proprio cinema, ma non tutti debbono seguire la stessa strada”.
Durante la conferenza un Garrel coinvolto ha parlato anche in merito alla vicenda Weinstein e in particolar modo sul caso di Asia Argento: “Ho trovato davvero strano quello che è successo qui in Italia, di come abbiano messo in discussione le parole di Asia Argento. In Francia nessuno si è permesso di contraddire parole che già erano forti e da lì ho capito che in Italia deve esserci una cultura molto diversa. Ho trovato la reazione di certi giornalisti davvero incomprensibile”.
L’amant du jour è il primo film proiettato nella seconda giornata del festival, diretto da Philippe Garrel, padre di Louis. Cinema sempre ben costruito quello di Papà Garrel, fondanto su un sontuoso bianco e nero e su relazioni triangolari che non può non ricordare “Jules et Jim”.
Secondo film della serata è stato La Melodie, un film dalla trama semplice che tira in causa il potere taumaturgico della musica: una classe di bambini esagitati e immersi nel disagio e degrado sociale di una periferia parigina sono il gruppo al quale il personaggio interpretato da Kad Merad tenta di insegnare a suonare il violino. Una sorta di “School of Rock” in chiave classica con quell’equilibrio di scrittura tipicamente francese. Un film dalla trama senza pretese, ma con un lavoro immenso per quanto riguarda uno degli aspetti fondamentali del lavoro del regista, vale a dire la direzione degli attori. Perché gli attori che Hami mette davanti alla macchina da presa tali non sono. “La Mélodie” è un film che non osa, ma che non annoia e che fa quello che un buon film dovrebbe sempre fare: crea atmosfera.
La giornata si è conclusa con Diane a les epaules, film delicato sulla maternità surrogata, tutto poggiato sull’interpretazione intensa e soprattutto energica di Clotilde Hesme, che abbiamo avuto il piacere di incontrare e che ha dichiarato: “È stato un personaggio complesso da interpretare e che ho sentito molto vicino, dato che ho appena avuto il mio secondo figlio. Non è un film solo sulla maternità surrogata, ma sull’avere un bambino e tutte le emozioni che implica portarlo con sé, dentro di sé. Il film non vuole implicare niente, vogliamo giusto interrogarci su cos’è una famiglia oggi, perché le cose sono cambiate, il mondo sta cambiando e i modelli di famiglia non sono più quelli di prima”.
di Mehdi Ben Temime