Siamo tutti un po’ Xennials… un po’ zaino in spalla e un po’ google maps.
Se state leggendo queste pagine ci sono amplissime probabilità che anche voi apparteniate alla categoria degli Xennials. Xe…che? Siete saltati dalla sedia quando avete sentito questo termine? Beh mettetevi comodi perché stiamo per farvi un bel ritratto, a momenti un po’ agghiacciante, nel quale sicuramente vi riconoscerete. I sociologi hanno definito Generazione X le persone nate tra la metà degli anni Sessanta e la fine degli anni Settanta, e Millennials coloro che sono nati tra gli anni Ottanta e l’inizio del nuovo millennio. Due archi temporali molto lunghi, al cui interno è possibile trovare anche delle micro-generazioni.
Per questo motivo Dan Woodman, professore associato di sociologia all’Università di Melbourne, ha introdotto una nuova definizione: gli Xennials. Gli Xennials sono quindi una sub-generazione, praticamente una crisi di identità con gambe e braccia, e anche un po’ crisi di mezza età, tra gli x-generations e i millennici, né carne né pesce insomma. Siamo noi nati tra il 1977 e il 1983, che abbiamo vissuto un’adolescenza senza i rischi e le mobbizzazioni dei social network, ma con le cabine telefoniche. Ci siamo incontrati alle panchine, ci siamo fidanzati e lasciati senza sexting su whatsapp, e incredibilmente siamo ancora qui, qualcuno di noi sposato, altri invece a cercare l’anima gemella su tinder o a postare i migliori hashtag su instagram. Abbiamo un bagaglio culturale da non digitali ma ci siamo subito adattati, come nella migliore tradizione darwiniana, a comunicare e trovare le informazioni prima in modalità passiva sull’internet della prima ora, e poi in modalità 2.0, quando da semplici fruitori siamo diventati anche collaboratori della rete.
Ma come funziona il nostro modo di viaggiare? Noi Xennials siamo quelli delle brochure cartacee, siamo quelli che andavano in agenzia di viaggio a chiedere informazioni sugli orari dei traghetti per l’isola d’Elba, e siamo anche quelli che hanno iniziato viaggiare con un inter-rail comprato direttamente alla biglietteria della stazione. Siamo quelli che arrivavano a Berlino con il treno, cambiavano le Lire in Marchi e con la cartina della città in mano andavano a cercare l’ufficio di promozione turistica. Una volta lì, ci facevamo dare qualche nominativo di affittacamere (cos’è Airbnb?), poi andavamo nel primo pub a prendere una birra con la scusa di farci cambiare le banconote, e dopo a un telefono pubblico digitavamo i numeri della lista fino a trovare una certa Frau Schmidt o Frau Fischer che, in un inglese stentato, ci spiegava come arrivare a casa propria coi mezzi pubblici.
È assai probabile che ricordare, o leggere (se siete Millennials), queste modalità di spostarsi vi faccia ridere sotto i baffi, di quel sorriso affettuoso che ci spunta in faccia quando pensiamo alle foto in bianco e nero dei nostri nonni, eppure non è così tanto tempo fa. Ma adesso come viaggiamo? Adesso, sempre forte della nostra doppia natura e con anche un po’ di “digital divide” sul groppone, questo animale a cavallo tra il 1970 e il 1980 si è adattato e mimetizzato, facendo da ponte con le nuove generazioni dei nati digitali. Gli Xennial, così come ogni piccolo branco, si cercano e si trovano fra sé in mezzo a mille altre tribù. Si incontrano nei caffè letterari in giro per l’Europa e si scambiano consigli su post-it scritti a mano e guide Lonely Planet “guarda, mio cugino l’anno scorso è stato a Stoccolma e ha prenotato a casa di una signora lontana amica di sua madre. Vuoi il numero di telefono?”. Ditemi che non avete mai sentito, o pronunciato, una frase del genere.
Poi magari dopo aver chiesto il numero della cugina della zia della vicina di casa, ci ritroviamo comunque a fare post su gruppi facebook dei viaggi, a leggere forum su Tripadvisor, a cercare una camera on line sui siti di comparazione prezzi. Ma per lo Xennial il consiglio di un amico vale mille volte di più di un motore di ricerca. Secondo un altro sociologo, Doree Shafrir, questa microgenerazione è un essere mitologico sospeso tra cambiamenti epocali che non potranno mai essere del tutto superati. Siamo insomma figli legittimi dell’11 settembre, della diffusione massiccia dei cellulari e della crisi finanziaria venuta da oltreoceano.
Questi cambiamenti epocali spingono il nostro amico Xennial a sentire sempre molto forte il bisogno di viaggiare, di conoscere posti nuovi. Anche a questo aspetto è stato dato un nome: Wanderlust, “malattia” che ci spinge a non poter stare fermi, il viaggio diventa per la prima volta qualcosa di quasi quotidiano e di necessario per vivere. Speriamo che anche per voi valga lo stesso principio, sia che siate Xennial o nativi digitali o anche semplici viaggiatori… qualunque sia la vostra categoria: Buon viaggio, e che la Wanderlust vi accompagni!