La stregoneria è un’arte antica che si sviluppa sotto varie forme. È una conoscenza occulta, gestita da pochi, temuta da molti. Anche perché in grado di penetrare nella mente di chi la osserva, stravolgendola, ribaltandola, semplicemente aprendola. E questo è quanto avviene con Stregoni, progetto socio-culturale portato avanti dai musicisti Johnny Mox (maestro di pedaline e voci in loop) e Above The Tree (all’anagrafe Marco Bernacchia, sciamano di correnti noise, ambient e folk) che vede la partecipazione di un numero impressionante (oltre duemila) di ragazzi migranti e delle loro storie. La musica, il collante che tiene assieme il tutto, in questo caso è un mezzo prima che un fine. “Stregoni è nato con l’esigenza di capire cosa sta succedendo in Europa – afferma Mox – sappiamo tutto quello che avviene nel canale del Mediterraneo, ma conosciamo pochissimo delle persone che arrivano nelle nostre città. L’obiettivo è capire, attraverso la musica, che faccia hanno, cosa pensano di noi, che musica ascoltano i richiedenti asilo”.
“La difficoltà – conferma Mox – è uno degli elementi più importanti del nostro progetto: ci teniamo sempre a chiarirlo prima di cominciare i live. Non sempre tutto funziona sul palco, a volte il ritmo zoppica, le voci sono tutte storte e non ci si riesce a capire. Ed è importantissimo che sia così: la difficoltà, rappresentata sul palco, assume un significato più profondo: stai vedendo con i tuoi occhi gente diversa, con storie diverse, che fatica a venirsi incontro. È dura, dev’essere dura, ma quando poi la porta si spalanca, la stregoneria diventa un’esperienza travolgente”.
La magia degli Stregoni sta nel ribaltamento del punto di vista rispetto alla narrazione del fenomeno migratorio che osserviamo da parte dei media. Ribaltamento che interessa anche alcuni tristi stereotipi come lo smartphone, più volte tirato in causa da razzisti e xenofobi come sintomo di presunta “non-povertà” dei richiedenti asilo. “Lo smartphone è uno strumento che per loro – spiega Bernacchia – come per noi, è diventato multiuso, dentro c’è di tutto. Mappe per arrivare fino a noi, possibilità di effettuare transazioni monetarie con le quali è possibile giungere qui. Sono porte spazio-temporali nelle quali si possono trovare pezzi del loro passato e connessioni con il loro paese. Ci capita spesso che, durante i nostri concerti, alcuni dei ragazzi siano collegati live con la loro ragazza in Africa. Anche io quando vado in tour lo uso per le stesse ragioni. Chiaramente le storie che si trovano all’interno dei loro telefoni sono più potenti e interessanti delle nostre, perché ci aiutano a comprendere un mondo a noi spesso sconosciuto”.
E sono proprio le singole storie a far emergere le persone, prima dei numeri. A garantire identità invece che anonimato, a restituire dignità a fronte di una visione del dramma dei migranti parziale, ipocrita e votata soltanto all’ autoassoluzione.
“Contrapporre i dati, i numeri, gli studi non porta a niente perché nessuno si fida più di niente. Non credo nell’accoglienza ideologica, anzi certi fricchettoni fanno più danni che azioni concrete. È importante confrontarsi con tutte le ipotesi su come gestire i flussi ma la condizione resta una sola: dignità. Concediamo i visti, concediamone pochi, concediamone un numero congruo, stabiliamo percorsi di cittadinanza fermi, anche duri se necessario, ma sempre dignitosi. Stiamo tutti sottovalutando un elemento importantissimo nel dibattito sull’immigrazione: cosa pensano i migranti di noi, dell’Europa? Che percezione ha dell’Europa un ragazzo di 19 anni bloccato in un centro accoglienza per due, senza possibilità di lavorare? “Non tanto diversa dall’Africa, ma più sicura”. Ecco cosa mi hanno risposto. Non ci stiamo però accorgendo – conclude Mox – che mettendo in discussione la dignità e i diritti abbiamo già aperto da tempo le porte alla povertà e alla miseria”.
STREGONI in concerto
29 settembre, ore 22:00
Glue Alternative Concept Space
Evento Fb
di Davide “Deiv” Agazzi