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A piedi nudi (tatuati) nel parco

 

“Forza e coraggio che dopo aprile viene maggio” diceva sempre mio nonno. E lo dice ancora. Dopo le tormentate giornate di incertezza climatica del sole che #vorreimanonposso siamo finalmente giunti nel mese in cui possiamo andare liberi e spensierati a leggere nei parchi.

E cosa spunta nei parchi, sui prati, quasi più dei funghi dopo abbondanti piogge? Dai profili egizi, greci e romani, dalle fisionomie più svariate, dalle forme cicciotte oppure ossute: ecco a voi i piedi signori e signore. In molti dicono che tatuarsi i piedi sia un’esperienza alquanto dolorosa, ad altri invece capita l’opposto.

Tra i tanti esempi di tatuaggi visti sulle parti più bistrattate del corpo, i più belli visti per me sinora rimangono i mandala. Questa parola, che si origina dal sanscrito e letteralmente indica “possedere l’essenza” è molto usata nella cultura buddista per descrivere come il cosmo si sia originato dal suo centro.

Forme geometriche come punti, triangoli, cerchi e quadrati si uniscono per dare vita a diagrammi circolari, non solo esteticamente belli ma pieni di significato. Un richiamo al benessere, all’accettazione dei cambiamenti.

Poco importerà se al nostro fianco non ci sarà un giovane e biondo Robert Redford (A piedi nudi nel parco, 1967) se possiamo finalmente mostrare la caviglia, facendo dorare i nostri arti inferiori al tiepido sole di maggio, sostenendo il peso del mondo a partire dai nostri piedini.

 

illustrazione di Veronica Mencacci

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