“Tu dai troppa importanza all’amore, amico”. L’ha detto Farid. Che poi è anche un libro di Valeria Parrella che avevo comprato qualche tempo fa e che ho portato appresso in valigia, ovunque: stava fra una camicia di lino bianco ormai consumata e dei bermuda blu, e poi l’avevo messo nello zaino e poi l’ho perso sull’aliscafo per Ponza mi pare, dovevo scendere, stavo per cadere dalle scalette dell’attracco e allora con questo libro in mano ho pensato: che faccio, cado o do troppa importanza all’amore? Ho scelto l’equilibrio e il libro boh, non lo so, ai pesci.
Farid dice così, e fa bene a brontolarmi voglio dire. Perché domenica scorsa lui stava aprendo il kebab, io sono andato a salutarlo, gli ho regalato una colomba con le mandorle che avevo comprato in pasticceria per fare un regalo, che era un pensiero, un gesto spontaneo, ad una persona che mi piace, di cui poco conosco e voglio conoscere.
In Piazza Ciompi faceva già caldo, imbruniva e quel tramonto rosato mi pareva dolcissimo. Così esco dalla pasticceria, prendo via Pietrapiana, questa fiumana di gente che mi veniva addosso, la domenica, controcorrente perché poi in via Pietrapiana sembra sempre di essere un tir in contromano sull’autostrada: l’unico, e in torto.
Ecco che proprio allora arriva, a braccetto, ed erano felici e ridevano. Si sono dati un bacio davanti a me, e ridevano anche dopo il bacio e mi ha pure salutato, un gesto spontaneo. Pure perché questa cosa non la sa nessuno, perché io sono innamorato ma poco conosco e voglio conoscere.
Così con la colomba in mano, ho detto: “Ah, Ciao.” e dei suoni strozzati. Dico: “Vado a cena da amici, sai no? Porto un regalo”. Dice: “Ah ah, che bel pensiero. Bravo, ci vediamo domani eh, alla riunione di quella cosa?” “Eh sì, sì. Già, domani. Alla riunione, di quella cosa”.
Così poche ore dopo Farid mangiava la mia colomba, che lui dice: “Troppe mandorle amico”. E io mangiavo un kebab e nulla, troppa importanza all’amore. Che ora sarà sbrindellato in dei microscopici granuli invisibili inesistenti inutili sul fondo del porto di Ponza, o dentro lo stomaco di un pesce.