La sincerità prima di tutto. “Non avevo mai pensato al tatuaggio come un mestiere e vi mentirei se vi raccontassi che – com’è successo a tanti miei colleghi – da piccola vidi una persona tatuata e da lì non riuscii più a smettere di scarabocchiare addosso a parenti e amici, allenandomi quotidianamente nell’arte del disegno”. Nata in Germania, ha vissuto tra il Belgio e la Francia prima di approdare sei anni fa a Firenze dove sul finire del 2015, insieme a Massimo Franchini fonda lo studio Blood Brotherhood.
“Una condivisione che poi diventa gemma o colore, l’atto che diventa patto e due sconosciuti che diventano fratelli” – questa la descrizione del luogo dove la tatuatrice di questo mese passa le sue giornate tirando linee sempre più perfette e sempre più sottili.
Ci parliamo tramite mail e mi intenerisce sapere che il suo nome d’arte è in realtà il risultato di un nomignolo affibbiatole dai compagni di classe tedeschi che, “ogni volta che mi vedevano rientrare in classe dopo mesi di permanenza all’estero vedendomi po’ taciturna e confusa tra i banchi di scuola, mi dicevano che ero ovunque, ma mai presente – un po’ cosmica insomma!”.
Un destino segnato dall’amore per le lingue e la volontà di tradurre in maniera veloce e istintiva messaggi, che si è poi trasformata in altro perché da studiosa di tedesco antico a tatuatrice a tempo pieno il passo non è poi così breve. Sara Choufan, classe 1990, continua ancora a creare metafore e tradurre emozioni, solo che lo fa su centimetri di pelle invece che tra le pagine dei libri.