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Omini di Pan di zenzero

 

Non so quale sia stata la vostra prima esperienza con lo zenzero, la mia credo sicuramente di poterla ricondurre ad una crisi acuta di starnuti.

Spezia pungente, coriacea, eclettica, persistente, curativa e dalla provenienza di primo acchito poco chiara; una definizione che mi calzerebbe a pennello.

Mi diverte vedere come nei secoli scorsi era moda imperante impadronirsi dell’esotico e farne proprio elemento culinario e culturale. Lo zenzero infatti ci disorienta. Impera nella cucina asiatica, che dovrebbe ignorare l’esistenza del Natale, e allo stesso tempo regna nei dolci del nord Europa, seguendo la stessa rotta della cannella. Forse è proprio alle sue proprietà di idraulico liquido che lo troviamo a conclusione, candito o solo come aroma, di sontuosi pasti natalizi.

Perché prima di occupare in salamoia, vicino al wasabi, l’unico angolino vuoto dei vostri tavoli all you can eat, lo zenzero, come ci ricordano gli Elio e Le Storie Tese, si insinuava a profumare qualsiasi cosa fosse riconducibile al Natale e a tutta l’incarrettata di cose belle che il Natale e il marketing che lo infiocchetta, promette di portarci, spesso tramite domanda scritta su carta intestata.

Non so in che momento abbiamo perso l’abitudine di scrivere letterine di Natale, di salire in piedi sulla sedia a fine pranzo per farfugliare due rime messe in croce e comprendere in quel momento la dura legge del mercato, quella per cui una misera figura, unita ad un giro di tavolo e di salive multiple stampate in faccia, erano il prezzo da pagare per intascare, se ti andava bene, cinquantamila lire, che mi appare oggi come un’ingiusta ricompensa allo scoprire che Babbo Natale non esiste.

Quello che avrei dovuto chiedere a Babbo Natale, prima di scoprire che era solo una comparsa della ColaCola Company, era che mi portasse in dono – anche solo per un anno intero – la Sazietà, che come parola mi fa già strano vederla scritta, per quanto possa attestare che accompagnarsi ad un uomo che fuma sigarette elettroniche all’aroma vanilla cookies può dare grossi risultati per ciò che concerne la fame implacabile.

Non so nemmeno dire in quale momento abbiamo perso l’abitudine di depositare su carta quello che desideriamo, anche senza recapitarlo in espressione diretta all’oggetto dei nostri desideri.

Perché questo è un periodo che ci impone sempre di domandare a noi stessi cosa (o chi) ci manca e cosa fare, a chi votarci eventualmente per averlo (si rimanda al numero di gennaio per i buoni propositi). E se a questa domanda alcuni di noi possono rispondere con “un tostapane!”, ad altri vengono a galla mostri che non restano sotto l’albero. Non per altro il 25 dicembre risulta dalle statistiche essere il giorno in cui nel mondo aumentano in maniera esponenziale i tentativi di suicidio.

Ma se quando “il cuore domanda, cos’è che manca?” (Nuotando nell’aria – Marlene Kuntz) qualcuna di voi osa solo rispondere “’un fidanzato” o “un figlio”,’ io ho la risposta giusta per mettere a tacere per un po’ i vostri bisogni da zitella.

Il Natale per chi ha il fiato della Lorenzin (ndr Beatrice, Ministra della salute) sul collo, e forse nemmeno la materia prima per pensare a quella cosa che fa rima con natività e si chiama maternità, può diventare occasione di comune esorcizzazione in cucina.

Organizzare un cookie party dove realizzare con le amiche un biscotto a forma di uomo, declinabile a seconda dei bisogni personali in neonato o maschio trentenne, può risolvere almeno per una serata le vostre ansie e dare una botta di vita ai vostri orologi biologici. Ancora meglio se accompagnate da notevoli quantità di vin brûlé.

Per chi non volesse ancora cimentarsi nella creazione in pasta di esseri umani ideali di cui aspira la compagnia, alle più sanguinarie consiglierei la versione voodoo, che consiste nello sfornare copie precise dell’uomo dei vostri tormenti a cui, a seguito cottura, staccare a morsi gambe, testa e braccia o altre parti sensibili dopo averle accuratamente glassate.

 

Per i biscotti: 350 g farina 00, 150 g zucchero,150 g burro, 150 g miele, 1 uovo, 1 cuc.no bicarbonato, 2 cuc.ni zenzero in polvere, 1 cuc.no cannella in polvere, 1/4 cuc.no noce moscata in polvere,1/4 cuc.no chiodi garofano macinati, 1 pizzico di sale

Per la glassa: 300 g zucchero a velo, 1 albume, 1 limone

 

 

Illustrazioni e parole di Marta Staulo

 

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