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#Venezia73 | Fuori Concorso | The Young Pope ep. 1 e 2

“Orientamento sessuale?”

“Nessuno, gli piace solo la Chiesa.”

 

Chi è veramente Lenny Belardo, divenuto poco più che quarantenne Papa col nome di Pio XIII? È americano, orfano e bello come un attore; fuma, beve Coka Diet, mangia pochissimo e non ama i toni amichevoli.

Ma cosa pensa veramente?

Al momento del suo insediamento il Vaticano è un nido di vipere che tramano alla sue spalle pensando di poterlo manipolare, ma lui è deciso, caustico, risoluto.

Se inizialmente vorrebbe vicino Suor Mary, la donna che lo ha allevato che è l’unica madre che abbia mai conosciuto e il suo più profondo affetto, con il lento affermarsi della sua volontà di essere un pontefice diverso in tutto, inizia ad allontanarla.

Man mano che si avvicina il momento in cui Pio XIII dovrà pronunciare il suo primo discorso ufficiale dall’elezione, gli equilibri in quel mondo chiuso, impenetrabile e costruito sulle gerarchie che è il Vaticano mutano, si evolvono. Lenny nella sua implacabile ascesa si trova sempre più a recitare il ruolo di un monarca assoluto, a tratti quasi crudele, iniziando però al tempo stesso, ora più che mai, a porsi delle domande sul suo passato e su quali siano le sue vere origini

Il temuto primo discorso ufficiale tuonerà come una vera e propria sfida nei confronti dei fedeli, ai quali, secondo una precisa strategia iconoclastica, nega la visione della sua immagine.

Qui si ferma l’assaggio che gli spettatori della 73esima Mostra di Venezia hanno avuto della mini serie in 10 puntate diretta dal premio Oscar Paolo Sorrentino in onda su Sky in autunno.

Un’esperienza nuova per il regista napoletano che dimostra di accostarsi al codice narrativo seriale con il proposito di creare qualcosa di cui si parlerà molto e a lungo. Con alle spalle una produzione che coinvolge Sky, il colosso dell’intrattenimento di qualità americano HBO insieme a Canal + e con l’impiego di un azzeccatissimo cast internazionale, le prime due puntate di The Young Pope offrono allo spettatore un’esperienza affascinante e singolare.

Una scrittura quella di Sorrentino che non si limita a tratteggiare con meticolosa attenzione il ritratto di un uomo complesso, spregiudicato, sicuro di sé all’apparenza e tormentato nell’intimo, ma crea anche una galleria di personaggi altrettanto indefinibili e, come nel suo stile, grottescamente irresistibili.

Pervasa dalla inconfondibile atmosfera surreale, umoristica e brutalmente onesta che abbiamo imparato a conoscere, e che nel tempo è stata capace di attrarre, ma anche di dividere gli spettatori nel giudizio, in questa nuova prova registica Sorrentino tenta con noi un dialogo diverso in cui accorcia la distanza, quasi come se la complessità di Lenny sorprendesse anche lui che ne è il creatore.

Tre le eccellenti prove attoriali a cominciare da quella del protagonista Jude Law il cui volto carico di beffarda sensualità rimane imperscrutabile tranne che nei momenti in cui è attraversato da un’ombra di paura, proseguendo con un impeccabile e sicurissimo Silvio Orlando, il machiavellico Cardinal Voiello che scoprirà ben presto quanto possa essere poco saggio ostacolare il giovane pontefice, arrivando a Diane Keaton, Suor Mary, che abbandonato quello charme sexy e intellettuale caratteristico di tutte le interpretazioni della sua lunga carriera, rinasce attraverso la direzione di Sorrentino monumentale personaggio femminile connotato da una sinistra dolcezza che ricorda a tratti quello di alcune letture della Gertrude shakespeariana.

 

 

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