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Notturno indiano

Sono felice perché sarà una bella estate. Parlo della musica. Perché ci sono un sacco di concerti che mi ispirano. Solo il fatto che a Firenze arrivano i Kula Shaker mi eccita parecchio. Considero il loro disco del ritorno (“K 2.0”) uno dei lavori più intriganti di questa prima metà del 2016. Brit-Psico-folk-Pop con inevitabili e reiterate e beatlesiane deviazioni dalle parti di Mumbai. Tra l’altro ho pure voglia di tornare in India, per cui lo ascolto ancora più volentieri. E comunque c’è molta passione tra i vinili che tiro fuori più spesso in questi giorni che portano all’estate.

C’è anche Ben Watt, quello egli “Everything but the girl”, il ragazzo che mi aveva fatto innamorare col disco precedente (“Hendra”) e che ora torna ad abbellirmi la vita (“Fever dream”), i viaggi per chissà dove o le pedalate in bici nella notte. Belle storie da raccontare che sanno dare confidenza alle ombre disegnate sulla strada o raccontarci le emozioni giuste, che noi raccogliamo col cuore aperto e la voglia di tenerezza di cui non sappiamo fare a meno. Che bella l’estate. Con la finestra dello studio uno di Controradio aperta sulle luci della mia città.

 

di The Nightfly

 

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