Ho conosciuto Pierpaolo Mandetta nel modo più insolito (e brillante) possibile: uno shout sulle app che sapete voi. Ventotto anni, campano di nascita ma milanese di adozione, Pierpaolo ha fatto della scrittura il fulcro della sua vita lavorativa. Dopo una serie di racconti erotici e il piccolo gioiellino LGBTQI Cuore Satellite uscito quest’estate, ha recentemente auto-pubblicato il romanzo fantasy La legge dei Lupi Nobili. Presto verrà a Firenze con i suoi libri. Anticipo il suo arrivo e ve lo presento.
I tuoi romanzi sono tutti autopubblicati. Hai optato per questa strada perché vuoi preservare le tue opere e “proteggerle” dalle grandi case editrici? Oppure un giorno ti piacerebbe essere pubblicato dai grandi dell’industria editoriale?
Adoro il self-publishing perché mi permette di farmi conoscere, mi mette alla prova, mi tiene a stretto contatto con le persone, è stimolante. Ma sogno sempre, come quando cominciai, di pubblicare con la grande editoria. Voglio impegnarmi e spero di meritarmi un posto in libreria, un giorno.
Per scrivere le tue storie ti ispiri ad elementi e fatti accaduti veramente nella tua vita o ti lasci prendere dalla fantasia?
Attingo molto dalla realtà, mia e altrui. Sono fortunato, me ne sono capitate tante, e soprattutto ho conosciuto davvero molte persone. Strane, carismatiche, sole, disperate, colme di vita di cui loro stesse non colgono la bellezza.
Cuore Satellite narra la storia di un giovane ragazzo omosessuale che vive in un piccolo paesino campano. Quanto c’è di Pierpaolo nel personaggio di Paolo?
Di mio c’è la paura dell’amore, che è poi quella di moltissimi ragazzi gay. Più che una paura, in realtà, è non sapersi approcciare ai sentimenti e ai legami, come una carenza durante la crescita, o una materia che abbiamo saltato a scuola. Questo perché la famiglia italiana, spesso, crea un distacco coi suoi figli gay. I genitori non vogliono immischiarsi nei loro privati emotivi, non sanno affrontarli o magari non condividono, e così spezzano il cordone ombelicale dei sentimenti. E il risultato è che, da adulti, noi figli non sappiamo poi gestire le relazioni mature, le vediamo come qualcosa di complicato, troppo complesso. Ma è naturale, si ha sempre paura di ciò che non si conosce, e le relazioni amorose non sono altro che un’evoluzione del rapporto coi genitori. Sono fatte entrambe di compromessi, convivenza, litigi. Se i nostri genitori ci negano l’amore, non riusciremo a riconoscerlo, nel prossimo, da adulti.
Oltre a Cuore Satellite hai pubblicato anche un raccolta di racconti erotici gay e bisex, Aperti di Notte. Hai voluto creare una risposta ai racconti erotici etero “mainstream”?
Ho pensato a storie che affondassero le loro morbosità sessuali nell’infanzia, nei traumi, nel terrore, nell’abbandono. Negli aspetti umani e fragili, insomma. Perché il sesso è sempre un prolungamento dell’emotività, anche quando sembra disinvolto. E poi credo molto nella potenza delle parole non censurate. “Cazzo” ha un suo carattere, una sua potenza unica. Non puoi chiamarlo arnese, verga, randello, affare, mazza. Diventa una puntata dell’Albero Azzurro, così.
Se dovessi ambientare un tuo romanzo a Firenze, cosa scriveresti?
Adoro Firenze, è a misura d’uomo, pittoresca, conserva le abitudini che fanno bene. È bellissima. Sicuramente ci scriverei un romanzo come Cuore Satellite, su vite di provincia fatte di piccole cose, amori dietro casa e dolce quotidiano.
di Vincenzo D’Angelo