Middle East Now ha aperto i battenti della settima edizione e oltre ad offrire un ricco programma di film in sala, il festival illumina Firenze con i colorati disegni di Nour Flayhan, giovane illustratrice di origini libanesi, autrice delle immagini presenti nelle grafiche dell’evento e protagonista di una mostra personale che inaugura sabato 9 Aprile negli spazi di Amblé, a due passi dal Ponte Vecchio.
Oltre all’esposizione all’Amblé sappiamo che stai preparando dei lavori a Villa la Pietra per la tua mostra “My Lebanon”.
Sono così felice di essere qui a Firenze, è un sogno che si avvera, essere nella città di cui mi innamorai a 16 anni. Sono felice di poter condividere con Firenze la mia visione del Libano. Ci tengo moltissimo a questa mostra – sono cresciuta lontana dal mio paese. Tornavo solo durante l’estate per vedere I miei nonni e la mia famiglia, quindi per me era un’esperienza magica, che attendevo sempre con trepidazione. Ogni volta che torno sento una sorta di solletico nel cuore, una sensazione che mi piace definire “amore”. Le piccole cose sono sempre state quelle più importanti e memorabili, come guardare la mia nonna mentre si preparava il caffè, le sue mani, le sue storie, l’odore dei pini, tagliare le verdure prese dall’orto di mio nonno, schiacciare i ceci per preparare l’hummus. Osservavo e percepivo con lucidità tutto quello che mi circondava, mi muovevo con gli occhi della curiosità. Vedevo la magia ovunque, cosa che voglio ancora esprimere e catturare con le mie illustrazioni. Voglio che le persone vedano le piccole cose, ingredienti essenziali per capire la ricchezza e la bellezza della cultura libanese.
La vita ti ha portata in molti luoghi, da Boston a Kuwait City per poi farti approdare a Londra. Quale importanza ha per te sottolineare le tue radici libanesi e in che modo ha influenzato la tua arte questo continuo spostamento?
Sono stata veramente ovunque, partendo da Boston ho toccato Libano, Gambia, Kuwait, Italia, Francia, New York, Flordia, Siria, Londra, California, Washington, Senegal, il Giappone e ora sono di nuovo in Italia. Molti mi hanno soprannominata la piccola nomade. Mi nutro di cultura, una forza che mi attrae ed affascina da sempre. Venendo dalla ricca cultura libanese, sento che il mondo ha così tante storie da raccontare e condividere. E’ veramente un peccato che il Medio Oriente sia visto attraverso la lente della guerra e del terrore, vorrei far vedere a tutti che respiriamo e viviamo come tutti gli altri, che abbiamo una tradizione ricca, colorata, piena di amore e gentilezza, che io porto sempre con me, ovunque io vada. Sono così fiera della mia cultura di provenienza, a volte mi sento come se fossi una figlia che parla bene della propria madre, delle sue meravigliose qualità.
In una delle tue foto abbracci un arcobaleno ed in effetti il colore ha un’importanza preponderante nei tuoi lavori. Parlaci un po’ di come questa ricca palette influenza la tua visione artistica.
Il colore nel mio lavoro viene soprattutto dalla mia bambina interiore, che amo coccolare e ascoltare. E’ merito del nostro bambino interiore se riusciamo a mantenere viva la curiosità. Come sarebbe un mondo monocromo, ve lo potete immaginare? Vengo da un paese che ha vissuto la guerra civile, periodi bui ma non voglio evocare il terrore e la paura – voglio spalancare un mondo pieno di vita e amore.
Risalta nel tuo lavoro il potere del tratto puro, dell’imperfezione della pennellata – trovo questa scelta molto interessante data la predilezione odierna nel mondo della grafica per superfici uniformi e contorni puliti. Come hai trovato il tuo stile e quali tecniche usi?
Come ho accennato prima, la mia bambina interiore influenza molto il modo in cui vedo il mondo. Amo lavorare con i piccoli, sono profondamente magici e il potere della loro immaginazione mi lascia sempre senza parole. Ricordo che da piccola mi regalarono una scatola di pastelli a cera crayola, ritrovarmi questo arcobaleno tra le mani fu uno dei momenti più emozionanti della mia vita. Diventò la mia cosa preferita, oltre alla torta al cioccolato di mia mamma. Lei si sedeva con me e con i miei fratelli, ci dava fogli di carta e noi disegnavamo per ore. Ci lasciava totale libertà e così facendo ci ha permesso di scoprire la nostra individualità e raccontare le storie che sentivamo dentro. Ricordo benissimo il momento in cui, guardando il mio tratto e come il pastello toccava la carta, mi sono sentita invadere da un senso di libertà, la libertà di trovare il mio ritmo. Porto quella sensazione ancora con me, quella gioia pura che sta anche nelle piccole imperfezioni della tua persona. Ho trasferito questa ricerca anche nel lavoro che porto avanti con la tavoletta wacom, mi diverto molto a tradurre la texture grezza dei miei lavori nel mondo digitale.
Quale è la tua più grande fonte di ispirazione?
Mi piace raccontare storie, la magia del traslare il linguaggio e riportare un messaggio con un mezzo diverso, in grado di raggiungere e comunicare con persone diverse da tutto il mondo. A volte non è necessario saper parlare la stessa lingua per capirsi o raccontarsi una storia – bastano l’arte, l’amore, la gioia. Se con il mio lavoro riesco a far nascere un sorriso, a fare sbocciare un senso di felicità, allora sono la persona più appagata dell’universo.
La mostra apre sabato 9 aprile ad Amblé, via Chiasso dei del Bene, e sarà aperta al pubblico fino al 27 Aprile.
Ingresso gratuito.
QUI potete ammirare alcuni dei suoi lavori.