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Il surrealismo sonoro di Lucrecia Dalt

By Gianluca Danti

April 28, 2016

L’approccio di Lucrecia Dalt alla materia musicale non è di quelli convenzionalmente conosciuti, dove le strutture melodiche diventano vive e “palpabili” e l’ascoltatore può destreggiarsi nella ricerca di riferimenti e di analogie. Quello dell’artista colombiana, di stanza prima a Barcellona poi a Berlino, è un percorso ben più complesso, dove l’astrazione e la sperimentazione hanno la meglio sulla forma canzone.

Seppur molto giovane, la Dalt si sta già imponendo nella scena elettronica contemporanea per questa sua arguta ricerca sonora in simbiosi con l’ambiente cinematografico e quello della letteratura surrealista: già in Syzygy (2013 – HEM), nell’atmosfera oscura e desolante creata dai suoi strati di loop bassosi, emergono le immagini cinematografiche di Bergman e Antonioni piuttosto che i testi di Italo Calvino e Walter Benjamin, a cui l’artista ha sempre dichiarato di ispirarsi.

I suoi due primi dischi, pubblicati dall’etichetta di culto berlinese HEM, hanno affascinato numerosi musicisti, producer e remixer che hanno deciso di collaborare con lei suonando in alcune tracce o remixandone altre: da Julia Holter a Luke Sutherland, da Jason Grier a Papercutz a William Basinski.

Il suo ultimo lavoro “Ou” (da leggere ‘Over Unity’), esce per Care of Editions e completa la sua direzione creativa, prendendo come riferimento soprattutto la corrente cinematografica tedesca degli anni ’60 e ’80, di registi come Helke Sander e Werner Schroeter; i ritmi sono morbidi, ipnotici, dilatati… una vera e propria performance più che un semplice disco, una rappresentazione sonora di diversi stati d’animo.

Nei suoi live, eseguiti con un set up molto ricco, sfuma il confine tra lo studio e il palco e ci si immerge in paesaggi surrealisti ed estemporanei.

Il 5 Maggio, per la prima volta, Lucrecia Dalt sarà dal vivo a Fabbrica Europa.

Stazione Leopolda – Firenze h. 22:30