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Levante: un filtro di musica primaverile

La mia parola del mese di Aprile è “filtrare” vale a dire riuscire a trattenere solo il meglio, il buono, l’essenziale. Così come si filtrano le emozioni, le amicizie, le situazioni, così si dovrebbero filtrare anche le parole e la buona musica. Claudia Lagona, classe 1987, in arte Levante, che viaggia, scrive, ama, ma soprattutto canta alla velocità del vento.

 

Reduce – anzi ancora completamente immersa in un tour che le sta dando molta soddisfazione e pienoni a ogni data la gente si chiede chi fosse quella ragazza che batte il cinque alla vita rimanendo comunque se stessa, prima di diventare un’icona pop italiana.

Levante prima di Levante era diversa, di certo, necessariamente. Sicuramente il mio modo intimidito e quasi “svogliato” di sedere su una sedia e cantare le mie canzoni davanti a trenta, quaranta persone… non c’è più. All’inizio non avevo molta voglia di farmi avanti e non perché credevo di non meritarlo o perché non mi sentivo pronta ma semplicemente perché la mia musica era nata dentro a una stanza e forse non mi interessava poi così tanto che qualcuno applaudisse o storcesse il naso. Era una necessità e basta quella di fare musica e non mi andava di associarla a molto altro. Con il tempo il desiderio di comunicare si è fatto sempre più forte e grande, fino a diventare gigante e così eccomi, sempre un po’ intimidita dall’idea che qualcuno abbia voglia di ascoltarmi ma totalmente investita dal desiderio di mangiare il palco. È terapeutico! 

 

Rimango affascinata dal suo spirito geneticamente ereditato di viaggiatrice che, effettivamente, non può prescindere dalla vita di un musicista. Una vita costellata dagli spostamenti: una siciliana trapiantata in Piemonte da piccola e adesso – con la sua carovana gipsy che ha toccato già più di trenta tappe e città diverse – le chiedo se si immaginerebbe una vita diversa invece di questa. 

Potrei morire in una dimensione diversa da questa. Davvero potrei raggiungere il punto più buio e profondo della tristezza e poi morire. Non so se la vita mi regalerà per sempre la possibilità di vivere di questo ma se così non fosse mi invento qualcosa per non stare ferma mai!

 

Ne è passato di tempo dall’estate 2013 quando c’era ancora Alfonso a farle cantare “che vita di merda” – pur sempre mantenendo un certo aplomb. Musicalmente parlando dal primo al secondo album Levante è cresciuta sia professionalmente che interiormente. Ed è cresciuto anche il numero dei suoi fan.

Sono cambiate molte cose da che “Alfonso” (singolo d’esordio) mi ha dato la possibilità di arrivare a così tante persone. In soli due anni siamo riusciti (e parlo al plurale perché è stato uno splendido lavoro di squadra) a raggiungere dei risultati bellissimi. Il salto è stato gigantesco e lo abbiamo fatto con le sole forze della mia musica e la professionalità delle persone che lavorano con me, senza il grande aiuto della televisione. I fan sono aumentati ma non è cambiata la qualità del rapporto che ho con loro, sempre pronta a rispondere, a leggere i commenti, sempre pronta a farmi abbracciare dopo i concerti e scambiare delle chiacchiere.

 

Il nuovo album “Abbi cura di te” è un disco intimista che sembra più una raccolta di ricordi, emozioni, esperienze personali. Dodici tracce che scorrono troppo in fretta, a creare una sorta di fotografie musicali.

ABCDT è un disco consapevole, meno arrabbiato rispetto a “Manuale Distruzione”, una sorta di percorso felice. Intimista sì, riflessivo, ho fatto i conti con dei cambiamenti molto grandi e anche con l’arrivo di una “felicità delirante” che mi ha fatto scrive molte canzoni mentre altre sono semplici fotografie di eventi specifici. È un disco pieno d’amore, c’è anche un “cuore salvo” in copertina a sottolinearlo. Tutto parte dall’amore per se stessi però, quello di un equilibrio interiore “nonostante tutto” per poi arrivare a quello con gli altri, i rapporti, le amicizie i ricordi… E anche il disamore, come accade in “Pose Plastiche”.

 

Sabato 16 Aprile Levante si esibirà sul palco del Viper Theatre, tra magliette glitter e giri armonici alla chitarra. Sentiamo delle good vibration a riguardo. E anche lei.

Firenze, come ho detto più volte, è un quadro dell’Italia che vorrei vedere ovunque, nonostante sia splendida la diversità, quel tipo di bellezza, sia a livello paesaggistico sia a livello umano, è il paese che vorrei. Ad ogni modo sarei una pazza a non esserne innamorata, follemente innamorata!

 

Che siate fan del tè o delle tisanine delle 23.00 saprete come gustarvi al cento per cento, traccia dopo traccia, questo disco che altro non è che un infuso concentrato al sapore di dolcezza e coraggio, con accordi ballabili – e questa cantante che ci invita a prenderci (più spesso) cura di noi.

 

 

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