“Nei film non ci sono tempi morti, mai! E voi ne sapete qualcosa di tempi morti, eh?”
Bonanza
(dal film Radiofreccia)
Gennaio è un mese anonimo: viviamo di diete ricominciate nel weekend postumo all’Epifania, una festività importante quanto un quarto di finale di Coppa Italia Tim Cup per il calcio italiano e di giornate il cui sole scompare con le tempistiche in cui Ingroia ha fatto capolino nella scena politica italiana.
Siamo onesti: per le settimane bianche è presto, perché non si può sciare come Fantozzi al buio, è tardi per mangiare (ancora?), Star Wars l’abbiamo visto purtroppo tutti ed in sostanza aspettiamo solo le prossime festività per sognare nuove ferie. Senza essere pesanti: la pesantezza, degna dei bicchieri da amaro dei circoli ARCI, che quando cadono fanno il buco nella mattonella e che sono (non si sa perché) sempre bollenti, è argomento che lasciamo volentieri a chi suda davanti alla tortura televisiva di Masterchef, o ovviamente a Lars Von Tier, regista capace di trasformare il filmino delle elementari della propria bimba in opera cinematografica ovviamente di dubbio gusto. Gennaio è un mese inutile, e va preso come tempo morto. Non noioso nè ozioso, ma solo un tempo fine a se stesso, come il periodo in cui Epifani è stato segretario dei Partito Democratico. Del resto i nostri buoni propositi vivono in un conflitto secondo il quale dovrebbero essere formulati a Gennaio, come insegna “L’anno che verrà” (vero titolo “Caro amico ti scrivo”) di Dalla, ma spesso per retaggio scolastico vengono fuori a Settembre, mese principe de “L’estate sta finendo” dei Righeira. Prendiamo tempo a Gennaio, con calma, come farebbe Enrico Letta davanti al bancone in Autogrill con 140 persone in coda con lo scontrino. Tempo ar tempo, come disse Marino Balestrini a Scortichini Guido in “Straziami ma di baci saziami”. E noi il tempo ce lo prendiamo. Per gli altri ci sono i SALDI. Argh.