La musica ci salverà. Anche da Facebook che, nelle ore folli di un novembre di sangue, mi spara in faccia intolleranza, luoghi comuni e idiozie di ogni genere. Non giudico. No, mi tiro solo fuori. Riflettere, conoscere, ascoltare chi conosce più cose di me. Meglio. Intanto scappo dalla mischia di parole. Per rispetto soprattutto. E mi guardo intorno per provare a combattere con la bellezza e con il sentimento l’odio e la paura. La radio è un punto fermo. La notte del lunedì l’unica casa che non ho cambiato mai. Oddio no, non è vero, visto che prima di via Rosso Fiorentino c’era via Maso di Banco. Ma questo è un dettaglio. La verità è che lo studio radiofonico può essere ovunque. La luce di taglio che punta sul mixer, il microfono e la cuffia. Potrei essere a Toronto, a Tokyo o a Dicomano. Già, sto cercando storie di vita e trovo il nuovo di Neil Young. Che non è affatto nuovo. Lui vive il presente un passo davanti a tutti e guarda oltre anche quando fruga nei suoi archivi. Una fortuna. Se Dave Gahan con i Soulsavers è il best di questo autunno, Bluenote Café del geniaccio canadese è un racconto live di fine anni Ottanta, come quelli di This Note’s for You, disco inaspettatamente soul che mescola anima e invettive, fiati neri e prese di posizioni forti contro il way of life reaganiano e contro lo strapotere delle multinazionali e degli artisti venduti al sistema. Dentro questo disco importante scelgo subito Twilight, ballata ispirata e sublime. E ascolto il sax che chiacchiera affettuosamente con la chitarra. Sento l’anima che vibra mentre fuori è notte e la finestra è ancora affacciata sul buio di questi giorni di violenza, di paura e di dolore. Ringrazio Neil che mi porta via. Per cinque minuti o poco più. Sembrano pochi, ma è un viaggio lunghissimo.
The Nightfly