La magia dei funghi (non allucinogeni)«Cara, esco a fare la spesa così ti compro un po’ di rifiuti!» Se fossimo onesti dovremmo dire così. Perché lo sappiamo che per ogni prodotto portato a casa c’è il suo contenitore da smaltire, che un chilo di mele ha la sua bella dose di plastica da buttare (e da riciclare, si spera) e che quando cuciniamo produciamo anche noi degli scarti. Ma allora, tolta la tara, cosa rimane? Sembra un problema da quarta elementare eppure non riusciamo a risolverlo, almeno non a livello di sistema. Per fortuna c’è qualcuno che si è ingegnato per trovare una soluzione. Antonio, una laurea in agraria e una grande passione per la strategia Rifiuti Zero (quella di Paul Connet) inizia qualche anno fa a sperimentare la coltura di funghi da fondi di caffè. Vincenzo, architetto campano che progetta serre, sta cercando di fare lo stesso alcuni chilometri più a sud. Si incontrano nel 2013 e a marzo 2014 fondano Funghi Espresso. La loro è una fattoria senza terra che a Capannori, in provincia di Lucca, coltiva funghi (della specie Pleurotus) senza utilizzare suolo, ma impiegando il fondo di caffè come substrato di crescita. Antonio e Vincenzo, due volte a settimana, salgono sulla bicicletta e raggiungono venticinque bar convenzionati della zona per recuperare gli scarti del caffè. Poi mescolano questo terriccio speciale con il fungo che, in stanze a temperatura controllata, spunta e cresce come fosse nel bosco. Il cerchio si chiude: quello che prima era un rifiuto è tornato a essere una risorsa. Fino a oggi Funghi Espresso ha recuperato docici tonnellate di fondi di caffè e rivenduto 700kg di funghi freschi a ristoranti, GAS e mercati contadini. Se siete curiosi di vedere come funziona il procedimento (e assaggiare il risultato), potete acquistare online il kit per l’autoproduzione (una scatola con dentro tutto il necessario). Antonio e Vincenzo ne hanno portato uno a Impact Hub Firenze e una mattina abbiamo visto nascere i funghi sulla scrivania.