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Venezia 72. Lolo

Violette è una raffinata parigina di 45 anni con un appagante lavoro nella moda, tanti amici e un figlio di 19 anni che adora: Lolo.

Quando in vacanza alla terme con le amiche incontra Jean René, un tenero coetaneo separato, decide di concedersi un’avventura. Lui è un uomo semplice, solido e gentile ma la sua mentalità provinciale sembra essere piuttosto distante dal mondo patinato di Violette; irresistibilmente attratti l’uno dall’altra i due continuano però a frequentarsi e ad affezionarsi sempre di più.

I guai iniziano quando Jean René, trasferitosi a Parigi per lavoro, fa finalmente la conoscenza del terribile Lolo, intenzionato ad allontanarlo dalla vita della sua adorata mamma con qualsiasi mezzo…

 

Probabilmente ricorderete di Julie Delpy come la romantica protagonista, e co-sceneggiatrice, della trilogia sulla coppia firmata da Richard Linklater (Prima dell’alba, Prima del tramonto e Before midnight) al fianco di Ethan Hawke e l’eterea interprete di Film Bianco di Krzysztof Kieslowski. Delpy nel corso degli ultimi anni è divenuta solida regista di godibili commedie di costume (2 giorni a Parigi, 2 giorni a New York) con qualche incursione nell’horror di genere storico (La contessa).

Lolo, ultimo film della regista e attrice francese presentato a Venezia nell’ambito delle Giornate degli Autori, propone un tema sicuramente comune ad altre commedie, una su tutte Cyrus con Marisa Tomei e Jonah Hill, rimaneggiato però con uno stile fresco e convincente.

Il sesso e l’amore dopo i 40, la spensieratezza mescolata ai sensi di colpa, le numerosissime e gustose gag comiche insieme ad un linguaggio piacevolmente sfacciato, propongono in realtà una riflessione piuttosto accurata e pungente sui rapporti tra genitori e figli, senza dare mai per scontato che la ragione stia da una parte sola.

Esilarante il cameo di Karl Lagerfeld.

 

 

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