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EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN: gli eroi dell’industrial dal vivo a Firenze

EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN

EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN

di Clemente Biancalani

Una band esordisce il primo Aprile 1980 al Moon di Berlino, musicando dei super 8 in un clima apparentemente psicotropo. Circa cinquanta persone assistono. Avranno qualcosa da raccontare ad amici e parenti, perché di lì a pochissimo quella band inizierà a codificare gli elementi così peculiari che l’hanno resa una formazione cult in molti ambienti, non solo tedeschi. Gli Einsturzende Neubauten sono probabilmente poco conosciuti alla massa, soprattutto la massa odierna, ma rappresentano senz’altro una fetta molto influente della musica europea degli ultimi trent’anni.

Innanzitutto sono dei musicisti consumati: son 35 anni praticamente ininterrotti che suonano, compongono, viaggiano, e si evolvono. Dalle calzemaglie, stivali in pelle rossa, eroina e ventidue anni in tasca degli esordi sono riusciti a sopravvivere a qualunque rivoluzione del mondo musicale (soprattutto commerciale) mantendendo uno stile talmente peculiare e coerente che risulta difficile non ammirarli. Non hanno mai smesso di portarsi appresso curiosi marchingegni che riempiono il palco di luccicchìo, e le orecchie di metallo. Il bassista (e un tempo chitarrista) Alexander Hacke è veramente intrigante mentre, scalzo e in canottiera, prende a cinghiate un pezzo di aeroplano accuratamente predisposto e microfonato. Il cantante Blixa Bargeld, oramai istituzione berlinese e intellettuale dignitosissimo – nonché, e ci interessa forse di più, chitarrista dei Bad Seeds di Nick Cave per quasi trent’anni -, ha una voce avvolgente, naturalmente acuta ma incupita dalla vita e dal genere musicale, e in definitiva molto particolare e suadente. Il buon Andrew Chudy, noto come N.U. Unruh, è un piccolo essere umano intento a martellare, far vibrare, percuotere o distruggere una sequela di oggetti d’ogni tipo, da quasi quarant’anni.

Eppure, oggi, gli Einsturzende Neubauten sono anche qualcos’altro. Resta immutata la qualità delle loro melodie, sempre più spesso addolcite e contornate da suoni peculiarissimi, metallici sì, ma gentili, perversamente gentili. Perfettamente consapevoli di avere superato i cinquanta, ma spronati da questo loro gusto così particolare, hanno saputo far invecchiare bene la loro musica, mantenendo l’ossessione per la percussione, spesso specchio della bestia interiore, per l’oggettistica e la presenza teatrale sul palco, ma smussando la durezza del prodotto finale.

Sempre vivi, mai fermi, nel 2004 hanno fatto partire un progetto di produzione musicale basato sul fan supporting, una quasi novità a questi livelli. Da anni registrano, quando possibile, i loro concerti per rivendere il disco immediatamente dopo, all’uscita. Si sono occupati di colonne sonore, di progetti per il teatro (l’ultimo disco, “Lament”, è un’opera sulla comunicazione in guerra destinata alle sale nobili), hanno collaborato con svariati artisti (forse volete sentire “Per Sempre Butterfly“, dove la Nannini canta sulla musica di Hacke, ma forse no). Sono vecchiotti, ma fanno ancora più casino di tutti. Sono eleganti, ma anche clowneschi. Sono stati l’avanguardia negli anni Ottanta, eppure ancora oggi si distinguono sempre.

E così, il 7 Luglio 2015, a un certo periodo di distanza da quei super 8 di Berlino, potremo gustare nella cornice dell’Arena del Visarno e del Parco delle Cascine di Firenze questa band così particolare, così unica, e godere del loro evidente talento.

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