di Marta Staulo
Per chi è nato il 20 giugno come me, tu, mr. Estate, parti proprio con il piede sbagliato. Faccio appena in tempo a salutarti che mi appioppi un anno in più e, quindi, diciamo che non me la fai prendere benissimo. Perché è tutto un bombing di capelli al vento, bretelline, cocktail al tramonto e amori Cornetto Algida.
Sei il mio primo gennaio con 32°C e mi presenti un bilancio sul tempo che dà e toglie, che promette senza mantenere, soprattutto d’estate. Come me, l’edizione 2015 dell’Estate Fiorentina è strettamente legata al tempo, al suo scorrere e agli eterni ritorni. Il logo, creato da Jacopo Cosmelli di IED Firenze, consiste in quattro tondi rosa che si sovrappongono a creare, con un effetto led, le iniziali in rosso dell’iniziativa.
Per la mia gioia e quella di Bruno Martino, che cantava Odio l’estate (che io intono anche come “odio l’estathe” o “odio lo stato”), la calda stagione quest’anno a Firenze durerà sei mesi e ci saranno oltre 700 eventi in più di nove location differenti. Occorrerebbe il dono dell’ubiquità e, soprattutto, la possibilità di switchare da un’età all’altra per sentirsi sempre al posto giusto nel momento giusto.
La me dodicenne, riversa sull’ultima interrogazione di chimica, avrebbe scambiato tutto il mese di maggio per la serata degli Mtv Music Awards (14 giugno, Parco delle Cascine). Che poi, magari, dopo mezz’ora mi sarei ritrovata già bell’e stesa sul prato e mi sarei ricordata solo di qualcuno che blaterava cose e mi buttava acqua addosso.
Nei miei sweet sixteen sarei corsa a tirare reggiseni a Fred Durst e ai suoi Limp Bizkit (13 giugno, Ippodromo del Visarno). Ma io e te Fred, anche se non c’abbiamo più l’età, lo sai, saremo eternamente legati nel nostro non essere mai stati pronti per la prova costume.
Non mancheranno gli dèi del rock, sospesi in una bolla di sapone dove il tempo perde ogni valore. Quelle divinità che tutti ti dicono di vedere almeno una volta nella vita, ma magari sei lì, che rimandi anno dopo anno, temendo che la loro versione attuale andrà a corrompere in qualche modo l’eternità che hai costruito intorno a loro a suon di poster in cameretta, cover stonate e discussioni lunghissime con gli amici che non capivano.
È questo il caso di David Gilmour, Litfiba e Patti Smith (15 settembre, 18 luglio, 18 giugno, Ippodromo del Visarno). Patti Smith a.k.a. La Sacerdotessa, mia paladina nello sdoganare l’ostentazione della peluria facciale. Patti mi perdonerai mai di aver organizzato in seconda media un balletto su un remix di Because the Night? Fu solo Enrico Ghezzi a illuminarmi anni dopo.
Agli Einsturzende Neubauten (7 luglio, Ippodromo del Visarno) di sicuro ci andrei, se non mi fossi laureata ad architettura, perché hanno rappresentato per me la punta di diamante del creativo fuori corso che vedi aggirarsi nel collettivo di Santa Verdiana. Li ascoltavo le notti che passavo a pulire squadrette sporche di grafite con l’alcol, sapendo di avercela più con me stessa, in modo infinitamente intimo, che con chiunque altro.
La mia migliore me ostenterebbe abbronzatura finta a opening tintinnanti di file di flûte vuoti, a festival di installazioni artistiche audio-visive come Sonic Somatic (ottobre, diversi luoghi della città) o al Festival Nextech (settembre), cose per le quali mi sento sempre troppo tipa da fiorellini e biscottini.
Ma Marta Staulo sa già che finirà le sue giornate (se mai dovessero finire) a vedere le band del Rock Contest (30 giugno-3 luglio, Le Murate) o ad Apriti cinema! (26 giugno-26 luglio, Santissima Annunziata) con il trucco colato alle ginocchia e la vaschetta del cinese di via dei Servi. Con la testardaggine e l’età che ho, venticinque dentro e un po’ di più sulla carta, di sicuro andrei a tutti gli spettacoli per quarantatreenni culturalmente impegnati con la speranza di trovare lui, il non-amore di una vita. Farò camping fisso all’Opera per sei mesi. Ingoierò ore e ore di monologhi alla Lavia. Ma intanto mi porto avanti con il lavoro e compro dieci abbonamenti per Cannes a Firenze (18-26 giugno, Cavea dell’Opera). E ti ritrovi lì che hai appena vinto la fila per la birra, ti giri, lo vedi e ti casca il bicchiere. La capacità di risultare un’idiota schizza ai massimi storici e lui a stento ti farfuglia un “ciao”. Tu avresti mille cose da dirgli e lui è lì che ti liquida con “sorry… a presto.” Perché il tempo per alcuni sarà relativo, ma forse la vita è quello che succede mentre fai la fila tra una birra l’altra.