di Leandro Ferretti
Le televisioni private del primo periodo, diciamo fino all’affermarsi del pieno monopolio berlusconiano, erano terreno di caccia per veri creativi, per personaggi da battaglia che sapevano comprendere le grandi potenzialità del mezzo, seppure nella limitata scala della diffusione locale. Uno dei più mitici risvolti di quest’era pionieristica delle trasmissioni fu senza ombra di dubbio quello degli spot pubblicitari, trasformati in reali tormentoni: chi può scordare Carnicelli, lo Studio Due, Radio Poggiali, il Lenzi di Quarrata, Giuffreda con i suoi arredamenti? Ma soprattutto chi può scordare Marino Groovy? Marino Orlandi, in arte Groovy, aveva un grande negozio in un angolo del Mercato di San Lorenzo e aveva pure capito diverse cose: in primis, la presa sui giovani di alcuni capi d’abbigliamento, dai jeans ai bomber, che solitamente si trovavano al mercatino americano di Livorno, ma che avevano poca circolazione fuori da quella sede. E poi le grandi potenzialità della televisione. In poco tempo divenne una leggenda, schizzando fuori dalle pozze di una carrareccia della campagna fiorentina con una jeep militare e l’elmetto, al grido di che guerra ragazzi, la guerra della moda. Voce rauca, accento smaccatamente gigliato, Marino imboniva il suo pubblico con il refrain “Ho spogliato l’America per voi”. Un pellegrinaggio da Marino era obbligatorio ogni tanto, perché laggiù chiunque riusciva a trovare qualcosa di interessante. Poi i tempi sono cambiati e così anche le televisioni e il modo di vendere. Per Marino iniziò una fase difficile che lo costrinse a chiudere l’attività. Un infarto se lo portò in via poco dopo il cambio di millennio. La leggenda vuole che Marino sia entrato in ospedale con il suo montone americano. Originale.