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Cirk Fantasitk

di riccardo sgamato

Una forma d’arte poetica in grado di raggiungere un ampio pubblico, coniugando fra loro intrattenimento e spettacoli di alto livello artistico. È il teatro-circo contemporaneo del Cirk Fantastik che dal 19 al 29 settembre torna al Parco dell’Anconella grazie allo sforzo congiunto di En Piste!, Magda Clan e Aria Network (cirkfantastik.blogspot.it). Tra gli ospiti che animeranno questa dieci giorni anche la compagnia Rasoterra e Jessica Arpin, due nomi di livello internazionale che fondono sport ed arte nei loro spettacoli entusiasmanti di bici acrobatica e circo contemporaneo. Un connubio che non a caso si svolge proprio in contemporanea con i mondiali di Ciclismo che nel mese di settembre si svolgeranno a Firenze. In questa particolare occasione abbiamo raggiunto via email Jessica Arpin, artista di circo, clown, attrice ed esploratrice, tra le più importanti protagoniste di questa edizione del Cirk Fantastik.

Ciao Jessica, da che parte di mondo sei adesso? Nel momento in cui vi scrivo a Ginevra. Oggi presentiamo con un collega l’ultima di une serie di dieci repliche del “Conte d’un matin d’été”. Una favola al modo clownesco per bambini che si svolgerà presso il “Théâtre de l’Orangerie”. Poi sarò in Svezia, Danimarca e Olanda e poi anche in Italia.

Potresti raccontarci come si è sviluppata la tua carriera in questo ambito così particolare? Da piccola seguivo corsi di teatro e circo in una scuola bellissima qui a Ginevra “Théâtre-Cirqule”. Dopo le superiori mi sono iscritta all’Università per studiare relazioni internazionali, il mio sogno era viaggiare e imparare le lingue. Poi però la “dipendenza” da circo, teatro e danze etniche divenne sempre più grande. Mi iscrissi ad una audizione per la scuola di Circo di Montreal. Mi presero. A partire da quel giorno ho seguito questo cammino, mixando viaggi, lingue, sfide, rigore fisico, umanità… il fascino di questo mestiere risiede anche in questo.

In Italia, rispetto al resto d’Europa, il circo contemporaneo è ancora visto come fenomeno abbastanza marginale, ti sai spiegare il perché? Anche in Svizzera! L’Italia è un paese in cui il circo tradizionale è molto radicato. In Québec non c’era tradizione dunque hanno creato qualcosa dal nulla. Quando una tradizione esiste già è più difficile trasformarla, adattarla o farla coabitare. Poi è anche una scelta politica. In Francia per esempio sono diverse decadi che vengono fatti investimenti nelle arti di strada. Spesso si parla molto di contemporaneo chiedendosi come mai non venga apprezzato dal grande pubblico, ma alcune di queste forme d’arte hanno bisogno di tempo per svilupparsi. Basti pensare al lavoro di Pina Bausch, Mats Ek, Peter Brook o Mouchkine… negli anni sono diventati artisti “accessibili” ma il processo di fruizione della loro arte non è mai stato così automatico.

Ti andrebbe di raccontarci lo spettacolo che porterai a Firenze (Kalabazi)?  È la storia di una giovane straniera che si vuole sposare. Ha tutto, gli manca solo un marito per sistemarsi. È un invito a riflettere su una concetto di integrazione che non può prescindere da quello di interazione.

Che consigli daresti ai giovani del nostro paese che vogliono avvicinarsi a questa forma d’arte? È davvero obbligatorio andarsene all’estero? Non è strettamente necessario, però non si può pretendere di imparare questo mestiere senza viaggiare. La cosa più importante credo sia riportare poi il tuo bagaglio a casa una volta acquisito determinate competenze.

Arte e Sport; nei tuoi spettacoli riesci a coniugare discipline artistiche e sportive… che tipo di preparazione fisica è richiesta nella tua attività? È possibile iniziare a qualsiasi età? Questo ovviamente dipende molto dalla disciplina che si vuole sviluppare, fortunatamente è un arte così varia che è praticamente impossibile non trovare qualcosa che possa essere fatto a qualsiasi età!

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